In che modo il pediatra garantisce la copertura vaccinale ottimale? E come può sopperire – in piena emergenza Covid-19 – per assicurare le vaccinazioni? Quanto è importante la collaborazione tra pediatri, medici di famiglia e igienisti? A che punto siamo con le anagrafi vaccinali? Sono solo alcune delle tante domande emerse in occasione del webinar “Covid Next Step: abbiamo il vaccino, ma le altre vaccinazioni?” talk online promosso e organizzato da Fare comunicazione, con il contributo incondizionato di Gsk, sul tema delle vaccinazioni oscurate dall’emergenza pandemica e al quale hanno partecipato medici di medicina generale, igienisti, pediatri di libera scelta e infettivologi.
“Oltre alla collaborazione tra medici di medicina generale, pediatri e igienisti che sta funzionando benissimo – ha affermato Giovanni Vitali Rosati, pediatra di libera scelta della Asl 10 di Firenze – è importante che tutti possano accedere all’anagrafe regionale digitale condivisa, sperando che si possa avere presto un’anagrafe vaccinale unica nazionale, se non addirittura europea e globale. Si parla molto di passaporto vaccinale che in questo momento viene riproposto per il Covid-19, il mio auspicio è che questa sia l’occasione per estenderlo anche alle altre vaccinazioni”.
“Sto notando con piacere – ancora Vitali Rosati – che gli amici medici di medicina generale si stanno prendendo una bella responsabilità in campo vaccinale. Quella di vaccinare, infatti, una volta veniva considerata un’attività di competenza esclusiva degli igienisti. I medici di famiglia sono passati dall’essere protagonisti della vaccinazione antinfluenzale a essere protagonisti anche delle altre vaccinazioni. Ecco, dovremmo continuare con questo atteggiamento di estrema collaborazione e complementarità per raggiungere risultati ancora migliori. Il Covid-19 è stato uno tsunami per tutti ma l’emergenza pandemica ci ha insegnato molto. Ad esempio, in Toscana abbiamo ottimizzato i bilanci di salute, le visite programmate ad età quando il bambino sta bene, dalla nascita fino ai 14 anni, nelle quali valutiamo la crescita fisica e psicoaffettiva del bambino, diamo consigli ai genitori, effettuiamo controlli finalizzati ad escludere malattie diverse a seconda delle varie fasce di età. Durante i bilanci di salute noi pediatri dobbiamo effettuare una promozione delle vaccinazioni e, se possibile, vaccinare in prima persona. In Toscana lo stiamo già facendo, durante la pandemia questa attività si è rafforzata ancora di più perché abbiamo cercato di ottimizzare le visite proprio per fare più vaccinazioni. Nei nostri ambulatori, ad esempio, abbiamo anticipato la vaccinazione per il papilloma virus al bilancio di salute di dieci anni. Ciò si è reso possibile perché questo vaccino si può somministrare già a 9 anni e 1 giorno. Io stesso nel 2020 ho vaccinato circa 50 bambini in più per Hpv rispetto a quelli del 2019. Ecco perché dico che per noi pediatri il Covid ha rappresentato un’opportunità. Sicuramente la vaccinazione antinfluenzale può essere stata un banco di prova per quella che potrebbe essere la vaccinazione anti-Covid. Noi pediatri, però, rimarremo fanalino di coda perché i ragazzi non sono compresi nella vaccinazione, neanche nella sperimentazione sebbene siano già partiti trial nei bambini da 12 anni in su”.
“Non illudiamoci, l’influenza non è sparita – ha avvertito Giorgio Conforti, pediatra di libera scelta di Genova –. Negli anni scorsi arrivava più tardi rispetto ai mesi di gennaio e febbraio, quindi stiamo attenti alle forme parainfluenzali, tra i piccoli stanno già aumentando. E poi non è vero che i bambini non si ammalano di Covid-19. Si ammalano assolutamente come gli adulti ma rispetto a loro con forme più leggere. Quindi i bambini saranno assolutamente target della vaccinazione”. Vaccinando contro l’influenza “in parte abbiamo già vaccinato contro il Covid – ha sostenuto Conforti -. Come? In due modi: innanzitutto, togliendo agli ospedali quello che si temeva per la somma delle patologie similinfluenzali, ovvero che si andassero a sommare alle patologie Covid, oltre al numero dei malati. Per il momento va bene, ma non è detto. Il secondo motivo, dimostrando come si possono vaccinare tante persone in così poco tempo”.
E riguardo all’impatto che il Covid ha avuto sul ruolo della pediatria, conforti non ha dubbi: “Noi pediatri – dice – grazie al virus abbiamo ottenuto quel che il calendario per la vita chiede da tanti anni, ovvero vaccinare i bambini sotto i 6 anni sani, non solo se affetti da patologie. In tantissime nazioni già si fa, quest’anno anche se non con una indicazione stretta, il ministero della Salute ha detto alle regioni ‘vedete di vaccinare i bambini sotto i 6 anni’. Poi ci han dato le risorse”. E sull’anagrafe vaccinale: “È assolutamente una questione da risolvere con urgenza – ha concluso Conforti - lo diciamo da tanti anni. Perché anche grazie a questo strumento le vaccinazioni procederebbero più speditamente”.