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Crisanti contro l'Oms: "Gli asintomatici contagiano"

Il virologo: "Dire il contrario è una stupidaggine"

(Fotogramma)
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09 giugno 2020 | 15.43
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Gli asintomatici tornano ancora una volta al centro del dibattito per il loro ruolo nell'epidemia di Covid-19, dopo che ieri Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il coronavirus, ha invitato a concentrarsi sui pazienti sintomatici, sottolineando come sia "raro che un soggetto asintomatico infetti un altro individuo, dai dati pubblicati" disponibili. Ma il virologo italiano Andrea Crisanti non ci sta. "Penso che sia una stupidaggine - commenta all'Adnkronos Salute il direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova e direttore dell'Unità operativa complessa di Microbiologia e Virologia dell'azienda ospedaliera patavina - Gli asintomatici trasmettono e basta, questa è la realtà".

"Il nostro lavoro condotto su Vo' Euganeo", comune veneto fra i primi in Italia ad essere colpiti dal nuovo coronavirus e diventato una sorta di 'laboratorio a cielo aperto' su cui l'università di Padova ha condotto più studi, "è stato accettato su 'Nature' e in quell'ambito abbiamo ricostruito proprio le catene di trasmissione e dimostrato che anche gli asintomatici trasmettono" il Sars-Cov-2.

"Non c'è altro da aggiungere - prosegue Crisanti - perché le cose che sono state dette" al riguardo durante il consueto punto stampa dell'Oms sulla pandemia "parlano da sole". L'esperto ha sempre messo in evidenza il peso del ruolo degli asintomatici nell'epidemia di coronavirus Sars-Cov-2 e l'importanza di individuarli nell'ambito di strategie di contenimento della trasmissione dell'infezione. Per questo non condivide l'invito a concentrare gli sforzi unicamente sui soggetti sintomatici.

A Vo' gli scienziati hanno rilevato "la presenza di una percentuale di asintomatici pari al 40%. Ma c'è di più: l'analisi sierologica condotta sulla popolazione di Vo' ha dimostrato che ci sono altri 63 casi di persone che si sono infettate prima del 20 febbraio", data in cui è stata certificata la positività del paziente 1 d'Italia, il 38enne Mattia ricoverato allora all'ospedale di Codogno. "Nessuno di loro - assicura Crisanti - aveva mai avuto sintomi".

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