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Coronavirus, cura con plasma guariti. Medici 'ottimisti'

La sperimentazione avviata dal Policlinico San Matteo di Pavia e dall'Ospedale Carlo Poma di Mantova

(Afp)
(Afp)
28 aprile 2020 | 15.18
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di Margherita Lopes

Tra cautela e ottimismo "si è conclusa da pochi giorni" la sperimentazione sul plasma dei guariti per trattare i pazienti con Covid-19, avviata dal Policlinico San Matteo di Pavia e dall'Ospedale Carlo Poma di Mantova. "I risultati visti nei casi singoli sono stati sorprendenti. Ora con i colleghi di Pavia stiamo riesaminando tutti i casi, valutando la risposta clinica e strumentale, per trarre delle conclusioni generali su questa che è una terapia specifica contro Covid-19". Lo spiega all'Adnkronos Salute Massimo Franchini, responsabile dell'Immunoematologia e Medicina trasfusionale del Poma, impegnato "nel primo protocollo sul plasma dei guariti da Covid-19 a essersi concluso".

Sono diversi i trial in corso a livello internazionale sulla potenzialità di questo approccio - usato anche contro Ebola - per aiutare i pazienti con Covid-19. Nei giorni scorsi sono stati riportati risultati positivi su alcuni medici di Mantova e una donna in gravidanza, trattata con il plasma, "ma occorre un'analisi completa su tutti i pazienti prima di trarre le conclusioni". A Mantova questo approccio è stato sperimentato "su 25 pazienti". Un lavoro "impegnativo, a partire dalla selezione dei donatori: da 100 potenziali candidati non ne ricaviamo più di 30 adatti - racconta Franchini - Questo perché dobbiamo avere pazienti guariti da almeno 2 settimane e con tamponi negativi, che non abbiamo co-morbidità e siano idonei a donare il plasma. Insomma, devono essere persone sane, che hanno contratto Covid-19 e sono guarite; inoltre devono avere un livello di anticorpi sufficiente per la donazione".

La selezione dei pazienti prevede "un lavoro certosino, con una serie di esami per assicurare la sicurezza del plasma". Franchini sottolinea che, al contrario "di alcune bufale" che circolano, "il plasma prodotto in questo modo è sicuro e la possibilità che trasmetta malattie infettive è pari a zero". Il 50% dei donatori selezionati "in realtà è composto da donatori abituali di sangue, che si sono ammalati di Covid-19 e sono guariti", aggiunge lo specialista.

"Si tratta di una terapia di emergenza, ma - precisa - noi non abbiamo realizzato un protocollo d'emergenza: si tratta di un lavoro rigoroso che segue le indicazioni del Centro nazionale sangue. Il risultato è una terapia specifica e mirata, all'insegna della massima sicurezza", rivendica Franchini.

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