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Meloni: "Europa in Manifesto di Ventotene non è la mia". Tensioni alla Camera e seduta sospesa

Le comunicazioni in vista del Consiglio Ue: "Trump leader forte, non vedremo scene di debolezza". Meno affollati i banchi del governo rispetto a ieri in Senato, la premier: "Compattezza esecutivo non è data da loro presenza"

Giorgia Meloni oggi alla Camera - Fotogramma /Ipa
Giorgia Meloni oggi alla Camera - Fotogramma /Ipa
19 marzo 2025 | 11.24
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La premier Giorgia Meloni oggi alla Camera per le comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. Seduta sospesa più volte a causa delle tensioni e del caos in Aula dopo le parole della presidente del Consiglio sul Manifesto di Ventotene - che non rappresenterebbe "l'Europa che voglio" - e le proteste dell'opposizione.

"Trump leader forte, non vedremo scene di debolezza"

"Ieri - ha detto parlando di Ucraina - c'è stata una lunga conversazione tra Trump e Putin da quello che apprendiamo finora c'è una ipotesi di cessate il fuoco parziale limitato a infrastrutture strategiche, è un primissimo spiraglio nel senso di quanto concordato a monte tra Trump e Zelensky".

"Sosteniamo gli sforzi di Trump, è un leader forte e autorevole che può imporre le condizioni per una pace giusta e duratura - ha ribadito - . Credo non vedremo le scene di debolezza occidentale che abbiamo visto in Afghanistan, la questione si gioca sulle garanzie di sicurezza" con queste "vedremo se quello di Mosca è un bluff. Noi dobbiamo fare le nostre proposte".

"Non sono stata un oppositore facile ma rimane alla storia che quando c'è stata l'invasione russa dell'Ucraina la prima cosa che ho fatto è stata chiamare l'allora presidente del Consiglio Mario Draghi per assicurare il sostegno di Fratelli d'Italia. E Mario Draghi potè andare al Consiglio europeo con una posizione chiara dell'Italia grazie alla risoluzione che aveva presentato Fratelli d'Italia, c'era stata molta difficoltà per la maggioranza a mettere insieme le posizioni", ha spiegato nella replica.

"Sull'Ucraina non ho mia usato la parola vittoria, ho sempre detto che quello che dovevamo fare era garantire la deterrenza necessaria ad arrivare alla pace", ha quindi aggiunto la premier.

"L'Italia non intende distogliere un euro dai fondi di coesione sul tema della Difesa, lo possiamo votare assieme", ha poi spiegato nella sua replica, rivolgendosi al Pd. E ancora: "Avrei ascoltato volentieri proposte dal M5s in tempi così difficili, anche stavolta ho sentito improperi, insulti. Cosa volete che vi dica? Mi spiace per voi che non avete proposte da fare. Capisco che, quando eravate al governo, l'Italia aveva dei problemi. Non ho tempo per la vostra lotta nel fango, gli italiani valuteranno come comportarsi e la discrasia che esiste tra le posizioni che tenete dall'opposizione e quelle che avevate quando eravate al governo".

"Voi dall'opposizione - ha continuato la premier - diventate antimilitaristi, quando siete stati al Governo le cose sono andate diversamente. Quando il presidente Conte arriva al Governo le spese della difesa sono l'1,9 per cento del Prodotto interno lordo, quando Conte esce dal Governo le spese sono l'1,41 del Prodotto interno lordo, è il più alto aumento di percentuale di spese della difesa in rapporto al Prodotto interno lordo. Prendo atto che lo avete fatto senza condividerlo, ma devo dirvi che lo avete fatto per esempio nel 2020, per cui l'unica cosa che chiedo è di non venire a spiegare che i soldi vengono tolti dalla sanità per essere messi sulla difesa, perché nel 2020 c'era il Covid, non c'era una guerra e il fondo sanitario nazionale era di 18 miliardi inferiore ai soldi che ci sono oggi. Forse al tempo i soldi andavano messi sulla sanità piuttosto che sulla difesa".

"In Manifesto Ventotene Europa che non è la mia", tensioni in Aula

Scoppiano quindi tensioni in Aula al termine dell'intervento della premier. Alle opposizioni non sono infatti andate giù le citazioni del Manifesto di Ventotene fatte dalla presidente del Consiglio, che non ha fatto mancare critiche al testo spiegando che questa "non è l'Europa che voglio". Il presidente Fontana ha sospeso la seduta.

"Non mi è chiarissima neanche la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest'aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l'abbiano mai letto, perché l'alternativa sarebbe spaventosa", aveva aggiunto Meloni prima della bagarre.

Già nel momento in cui la premier leggeva alcuni passi del Manifesto di Ventotene, alcuni deputati del Partito democratico, in particolare Federico Fornaro e Peppe Provenzano, avevano iniziato a inveire contro Meloni. La situazione si è ulteriormente accesa quando la presidente del Consiglio ha detto: "Questa non è l'Europa che voglio". Da una parte, i deputati della maggioranza, specialmente quelli di Fratelli d'Italia, si sono alzati in piedi per applaudire l'intervento di Meloni, dall'altra i deputati dem ancora sul piede di guerra, tanto che il presidente della Camera, Fontana, dopo vari tentativi di sedare gli animi, ha sospeso la seduta. Alla ripresa però ancora bagarre e seduta di nuovo sospesa.

"Democrazia peso morto", le citazioni di Meloni dal Manifesto di Ventotene

"Anche in quest'aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il manifesto di Ventotene, ora io spero che tutte queste persone in realtà non abbiano mai letto il manifesto di Ventotene, perché l'alternativa sarebbe francamente spaventosa, però a beneficio di chi ci guarda da casa e chi di chi non dovesse averlo mai letto io sono contenta di citare testualmente alcuni passi salienti del Manifesto". Inizia così uno dei passaggi più contestati dell'intervento di Meloni alla Camera. La premier legge tra i tumulti: "Primo: 'la rivoluzione Europea per rispondere alle nostre esigenze dovrà essere socialista' e fino a qui vabbè, ironizza. E ancora 'La proprietà privata deve essere abolita, limitata...'" .

Meloni aggiunge altro, citando poi un nuovo passaggio: "'la politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria', e il manifesto conclude che 'il partito rivoluzionario attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto, non da una preventiva consacrazione da parte dell'ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna'. 'Attraverso questa dittatura del partito si forma il nuovo stato e attorno a esso la nuova democrazia'", conclude la premier nel suo intervento dedicato al documento scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel 1941 durante il periodo di confino presso l'isola di Ventotene.

Ira opposizioni contro la premier

Troppo, evidentemente, per l'opposizione. A prendere la parola per primo sull'ordine dei lavori, è il vicecapogruppo di Avs Marco Grimaldi: "Ci sentiamo profondamente offesi e indignati", inizia il deputato rossoverde, che poi attacca per il "fatto gravissimo": "Questo Paese, questa democrazia, questa Costituzione è nata anche a Ventotene. Quegli uomini e quelle donne parlavano dal confine, da una dittatura, in questo Paese o eri suddito o eri ribelle. E' anche grazie a loro se siete e se siamo liberi. Non si può dileggiare chi ha salvato la nostra Patria, se non ci fosse stata la Resistenza la parola patria non avrebbe avuto lo stesso suono, la Costituzione non sarebbe la stessa. Bisognerebbe avere rispetto".

A Grimaldi fa eco Federico Fornaro, del Pd. "Quello che è avvenuto poc'anzi lo riteniamo un fatto grave nei confronti del Parlamento, della storia di questo Paese". Il manifesto di Ventotene, spiega l'esponente dem, non è "l'inno alla dittatura del proletario, è l'inno dell'Europa federale, contro i nazionalismi che sono stati il cancro che nel Novecento ha prodotto due guerre mondiali". Per Fornaro, questo è un oltraggio alla "memoria di Altiero Spinelli, considerato il padre dell'Europa, di Ernesto Rossi, di Eugenio Colorni".

E poi, rivolgendosi a Fontana: "Noi siamo qui in questo Parlamento, lei lo presiede, grazie a quelli uomini, che non possono essere insultati, derisi, non è accettabile, lei deve dire parole di verità, lei è presidente della Camera dei deputati della Repubblica italiana! Non è possibile, questo è il luogo sacro della democrazia e noi siamo qui grazie a quegli uomini e quelle donne". "Si inginocchi la presidente del Consiglio davanti a loro, altro che dileggiarli. Vergogna, vergogna, vergogna", conclude il deputato dem.

"Credo che alle gravissime parole che la presidente Meloni, un oltraggio alla nostra democrazia, la risposta migliore sia stata data dal presidente Mattarella". E' l'inizio dell'intervento di Alfonso Colucci, del Movimento 5 stelle, che poi ricorda le parole del capo di Stato direttamente a Ventotene, mettendo l'accento soprattutto sulla parte in cui Mattarella disse che era "il fascismo" ad aver mandato "qui diverse persone per costringerle a non pensare o quantomeno per evitare che seminassero pericolose idee di libertà". "Quanto abbiamo sentito oggi in quest'aula dalla presidente del Consiglio - ribadisce il deputato pentastellato - è un oltraggio. Un oltraggio alla storia d'Italia, alla memoria di quanti hanno combattuto, hanno perso la vita, hanno donato a questa democrazia il dono dell'antifascismo da cui nasce la nostra Carta costituzionale, da cui nasce la nostra democrazia. Queste parole dette dalla presidente del Consiglio costituiscono la negazione dei valori fondanti su cui basa il nostro vivere civile e l'essenza della nostra Repubblica. Non c'è spazio in quest'aula per il fascismo e lei dovrebbe per primo alzarsi da quello scranno. Presidente, si vergogni", conclude Colucci. Prima della sospensione dell'aula, interviene anche Richetti, capogruppo di Azione alla Camera. "Non riconoscere le parole del manifesto di Ventotene, che sono la conseguenza di anni di fascismo, e lei non può ignorare questo", dice prima di essere subissato dalle urla.

E' stato proprio l'intervento del capogruppo di Azione alla Camera, pacato nei toni, a far salire la temperatura in aula fino alla decisione del presidente Fontana di sospendere i lavori. E' stato il capogruppo di FdI Galeazzo Bignami, non 'microfonato', ad alzarsi in piedi per dire a Richetti: "Basta, ma piantala", con ampi gesti.

A questo punto tutta l'opposizione a iniziato a rumoreggiate e a urlare "fuori fuori". Lasciando l'emiciclo, Nicola Fratoianni ha spiegato: "Quando si parla di fascismo, uno come Bignami dovrebbe solo tacere. E invece che fa? I gesti in aula e dice di andare via!". Tra i più determinati, in aula, i dem Debora Serracchiani e Peppe Provenzano, che arrivano fino ai banchi del governo per protestare. E' a questo punto che Fontana ha deciso di sospendere la seduta.

Meno ministri in Aula per la premier, cosa ha detto Meloni

Meno affollati questa mattina i banchi del governo alla Camera, rispetto a quanto visto ieri in Senato. Accanto alla presidente del Consiglio, alla sua destra, il ministro per la Difesa Guido Crosetto, mentre resta vuota la sedia alla sua sinistra. A seguire i ministri Schillaci e Pichetto Fratin. Sugli scranni del governo anche il titolare della Giustizia, Carlo Nordio e quello dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Presente anche il sottosegretario Alfredo Mantovano. A un'ora dall'inizio della seduta nessun ministro leghista è stato avvistato in Aula, poi intorno alle 10.30 è arrivato il titolare dell'Economia, Giancarlo Giorgetti.

L'assenza dei ministri di Salvini, impegnato all'estero, era stata stigmatizzata nel suo intervento dal deputato di Italia Viva, Davide Faraone, con risposta del leghista Stefano Candiani, che ha replicato "abbiamo una sola risoluzione di maggioranza condivisa e l'opposizione ne ha cinque tutte diverse, quindi respingiamo la narrazione delle divisioni nella maggioranza e anche quella delle assenze e delle presenze".

"La compattezza del Governo non è data dalla presenza dei ministri in Aula, ho detto spesso ai ministri che quando sono impegnati in altre vicende fanno bene a fare il loro lavoro, penso che la possibilità per loro di dare risposta agli italiani sia molto più importante che fare compagnia a me mentre sono nell'Aula, me la posso grandemente cavare da sola", ha poi commentato la presidente del Consiglio nella sua replica.

Le repliche alla Camera

"I dazi per noi sono un problema, non c'è dubbio. Siamo una nazione esportatrice, la quarta al mondo. Il tema che cerco di porre è quale sia la reazione migliore, non ho certezze. Abbiamo un surplus commerciale con gli Stati Uniti nei beni e gli Stati Uniti nei nostri confronti nei servizi. Questo si deve tenere in considerazione per una soluzione che eviti una guerra commerciale. Bisogna fare attenzione a non trovare soluzioni che possono penalizzarci ancora di più", ha detto ancora Giorgia Meloni in aula alla Camera.

"La Ue si deve occupare meglio di meno cose" perché "la volontà di regolamentare tutto ci ha impedito di affrontare" le cose importanti, serve infatti un'Europa più efficace nel dare risposte", le parole sull'Europa nelle repliche.

"Penso che questa volontà di regolamentare tutto, di occuparsi di tutto, alla fine ci abbia impedito di occuparci delle questioni fondamentali, sulle quali oggi, come si vede, si sta correndo ai ripari", continua. "Ma se si fosse fatto prima, probabilmente noi oggi avremmo degli Stati nazionali più forti, che riescono a difendere meglio il loro valore aggiunto e un'Europa molto più efficace nelle risposte che deve dare rispetto ai tanti grandi competitor che ha oggi nel mondo, quindi il tema non è un tema che si taglia con l'accetta per come la vedo io, è un tema sul quale si deve partire, da quali sono le grandi materie sulle quali gli Stati nazionali da soli non possono fare la differenza e invece la può fare la costruzione europea", dice sul tema.

"Sull'euro digitale noi abbiamo sempre spiegato che il problema dell'attuale moneta elettronica è che è una moneta privata e il problema di una moneta privata è che quando si utilizza una moneta privata giustamente si chiede anche di pagare una corresponsione", ha detto ancora Meloni. "Non siamo contrari all'euro digitale purché non sia sostitutivo", avverte.

Sul fronte migranti, ricorda la premier, "quando entri illegalmente già non le hai rispettate le nostre regole e difficilmente possiamo spiegare a queste persone che entrano illegalmente in Italia che vogliamo che vengano rispettate le nostre regole quando addirittura siamo chiamati a risarcire chi entra illegalmente in Italia".

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