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Papa Francesco: "Giù le mani dall'Africa, stop colonialismo economico"

Il discorso di Bergoglio oggi a Kinshasa in Congo

(Afp)
(Afp)
31 gennaio 2023 | 07.58
LETTURA: 8 minuti

"Giù le mani dall'Africa". E' l'appello del Papa nel suo primo discorso nella Repubblica democratica del Congo. ""Dall'inizio del mio viaggio desidero rivolgere un appello: ciascun congolese si senta chiamato a fare la propria parte! La violenza e l'odio non abbiano più posto nel cuore e sulle labbra di nessuno, perché sono sentimenti antiumani e anticristiani, che paralizzano lo sviluppo e riportano indietro, a un passato oscuro", ammonisce il Papa parlando alle autorità civili e religiose, al Corpo diplomatico a Kinshasa.

Bergoglio denuncia lo sfruttamento: "A proposito di sviluppo frenato e di ritorno al passato, è tragico che questi luoghi, e più in generale il Continente africano, soffrano ancora varie forme di sfruttamento. Dopo quello politico, si è scatenato infatti un 'colonialismo economico', altrettanto schiavizzante. Così questo Paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono "straniero" ai suoi abitanti. Il veleno dell'avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati. E un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca. Ma questo Paese e questo Continente meritano di essere rispettati e ascoltati, meritano spazio e attenzione: giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa!". "Basta soffocare l'Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L'Africa sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L'Africa, sorriso e speranza del mondo, - ammonisce il Papa- conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!".

La Repubblica democratica del Congo sta soffrendo un "genocidio dimenticato" ha denunciato a braccio il Papa parlando alle autorità civili e religiose a Kinshasa nel suo primo discorso pubblico. "La Repubblica Democratica del Congo continua a patire entro i suoi confini conflitti e migrazioni forzate, e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato". "Nel vostro Paese, che è come un continente nel grande Continente africano, sembra che la terra intera respiri. Ma se la geografia di questo polmone verde è tanto ricca e variegata, la storia non è stata altrettanto generosa. Questo Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d’Africa, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro".

"E mentre voi Congolesi lottate per custodire la vostra dignità e la vostra integrità territoriale contro deprecabili tentativi di frammentare il Paese, io vengo a voi, nel nome di Gesù, come pellegrino di riconciliazione e di pace. Ho tanto desiderato - confida Francesco - essere qui e finalmente giungo a portarvi la vicinanza, l’affetto e la consolazione di tutta la Chiesa cattolica. Sono qui ad abbracciarvi e a ricordarvi che avete un valore inestimabile, che la Chiesa e il Papa hanno fiducia in voi, credono nel vostro futuro, in un futuro che sia nelle vostre mani e nel quale meritate di riversare le vostre doti di intelligenza, sagacia e operosità. Coraggio, fratello e sorella congolese! Rialzati, riprendi tra le mani, come un diamante purissimo, quello che sei, la tua dignità, la tua vocazione a custodire nell’armonia e nella pace la casa che abiti".

"Non possiamo abituarci al sangue che in questo Paese scorre ormai da decenni, mietendo milioni di morti all’insaputa di tanti. Si conosca quanto qui accade". E’ il forte monito del Papa nel suo discorso alle autorità civili e religiose, al Corpo diplomatico, a Kinshasa. "I processi di pace in corso, che incoraggio con tutte le forze, siano sostenuti coi fatti e gli impegni siano mantenuti", dice Bergoglio.

Il Pontefice chiede per l'Africa piani per uno sviluppo integrale: "Grazie a Dio non manca chi contribuisce al bene della popolazione locale e a un reale sviluppo attraverso progetti efficaci: non interventi di mero assistenzialismo, ma piani volti a una crescita integrale. Esprimo tanta gratitudine ai Paesi e alle organizzazioni che forniscono aiuti sostanziali in tal senso, favorendo la lotta alla povertà e alle malattie, sostenendo lo stato di diritto, promuovendo il rispetto dei diritti umani. Esprimo l'auspicio che possano continuare a svolgere pienamente e coraggiosamente questo nobile ruolo".

Sottolineando il carattere poliedrico del Paese, Bergoglio mette in guardia dal "tribalismo" e dalla contrapposizione : "Parteggiare ostinatamente per la propria etnia o per interessi particolari, alimentando spirali di odio e di violenza, torna a svantaggio di tutti, in quanto blocca la necessaria 'chimica dell'insieme'".

ELEZIONI - "Favorire elezioni libere, trasparenti e credibili" dice il Papa nel suo primo discorso alle autorità civili a Kinshasa. "Chi detiene responsabilità civili e di governo è chiamato a operare con limpidezza cristallina, vivendo l'incarico ricevuto come un mezzo per servire la società. Il potere, infatti, ha senso solo se diventa servizio", sottolinea il Papa nel discorso. Bergoglio, dopo avere reso omaggio a quanti hanno saputo opporsi "all’ingiustizia e al degrado a costo di grandi sacrifici, pur di difendere i diritti umani", ricorda che "chi detiene responsabilità civili e di governo è chiamato a operare con limpidezza cristallina, vivendo l’incarico ricevuto come un mezzo per servire la società.

"Il potere, infatti, ha senso solo se diventa servizio. Quant’è importante operare con questo spirito, fuggendo l’autoritarismo, la ricerca di guadagni facili e l’avidità del denaro, che l’apostolo Paolo definisce «radice di tutti i mali». E nello stesso tempo favorire elezioni libere, trasparenti e credibili; estendere ancora di più - l’appello- la partecipazione ai processi di pace alle donne, ai giovani e ai gruppi marginalizzati; ricercare il bene comune e la sicurezza della gente anziché gli interessi personali o di gruppo; rafforzare la presenza dello Stato in ogni parte del territorio; prendersi cura delle tante persone sfollate e rifugiate".

Bergoglio mette in guardia dalla corruzione: "Non ci si lasci manipolare né tantomeno comprare da chi vuole mantenere il Paese nella violenza, per sfruttarlo e fare affari vergognosi: ciò porta solo discredito e vergogna, insieme a morte e miseria. Fa bene invece accostarsi alla gente, per rendersi conto di come vive. Le persone si fidano quando sentono che chi le governa è realmente vicino, non per calcolo né per esibizione, ma per servizio".

L'APPELLO PER I BAMBINI - Mai più bambini sfruttati e schiavizzati, "troppi muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere" ha ammonito il Papa parlando alle autorità, civili e religiose, della Repubblica democratica del Congo. "Nella società, a oscurare la luce del bene sono spesso le tenebre dell’ingiustizia e della corruzione. Non bisogna stancarsi di promuovere, in ogni settore, il diritto e l’equità, contrastando l’impunità e la manipolazione delle leggi e dell’informazione", ha osservato Bergoglio.

Francesco, che in tutto il discorso ha utilizzato l’immagine del diamante, ha ricordato che "anche i diamanti più preziosi della terra congolese, che sono i figli di questa nazione, devono poter usufruire di valide opportunità educative, che consentano loro di mettere pienamente a frutto i brillanti talenti che hanno. L’educazione è fondamentale: è la via per il futuro, la strada da imboccare per raggiungere la piena libertà di questo Paese e del Continente africano. In essa è urgente investire, per preparare società che saranno consolidate solo se ben istruite, autonome solo se pienamente consapevoli delle proprie potenzialità e capaci di svilupparle con responsabilità e perseveranza".

Bergoglio ha chiamato le cose con il loro nome: " Tanti bambini non vanno a scuola: quanti, anziché ricevere una degna istruzione, vengono sfruttati! Troppi muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere. Non si risparmino sforzi per denunciare la piaga del lavoro minorile e porvi fine. Quante ragazze sono emarginate e violate nella loro dignità! I bambini, le fanciulle, i giovani sono la speranza: non permettiamo che venga cancellata, ma coltiviamola con passione!".

LO SFORZO PER LA PACE - "Il continuo ripetersi di attacchi violenti e le tante situazioni di disagio potrebbero indebolire la resistenza dei Congolesi, minarne la forza d'animo, portarli a scoraggiarsi e a chiudersi nella rassegnazione. Ma in nome di Cristo, che è il Dio della speranza, il Dio di ogni possibilità che dà sempre la forza di ricominciare, in nome della dignità e del valore dei diamanti più preziosi di questa splendida terra, che sono i suoi cittadini, vorrei invitare tutti a una ripartenza sociale coraggiosa e inclusiva". Il Papa incoraggia i congolesi. "Io sono con voi - la rassicurazione del Papa nel discorso alle autorità e ai rappresentanti della società civile della Repubblica democratica del Congo - e accompagno con la preghiera e con la vicinanza ogni sforzo per un avvenire pacifico, armonioso e prospero di questo grande Paese. Dio benedica l’intera nazione congolese!".

Francesco invoca una crescita sociale per il Paese: "Tanti hanno chiesto all’Africa impegno e hanno offerto aiuti per contrastare i cambiamenti climatici e il Coronavirus. Sono certamente opportunità da cogliere, però c’è soprattutto bisogno di modelli sanitari e sociali che rispondano non solo alle urgenze del momento, ma contribuiscano a una effettiva crescita sociale: di strutture solide e di personale onesto e competente, per superare i gravi problemi che bloccano sul nascere lo sviluppo, come la fame e la malaria".

LA PRIMA TAPPA DEL VIAGGIO IN AFRICA - Papa Francesco è arrivato oggi a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, primo Paese africano e settimo al mondo per il maggior numero di cattolici. Il Papa è stato accolto dal primo ministro Jean-Michel Sama Lukon- de. In sedia a rotelle, Bergoglio ha salutato le autorità intervenute alla cerimonia di benvenuto.

Il Pontefice non potrà andare nell'est del Paese a causa dell'insicurezza di questa regione, piagata da 30 anni di violenze. Ma il primo febbraio incontrerà nella capitale un gruppo di vittime del Congo orientale. "Il Papa vuole consolare, condannare questi attentati, chiedere perdono a Dio per tutte queste stragi, vuole invitare e incoraggiare tutti alla riconciliazione, per questo il motto di questa visita è Tutti riconciliati in Cristo", ha spiegato il nunzio apostolico nella Repubblica democratica del Congo, monsignor Ettore Balestrero, intervistato da Aiuto alla Chiesa che Soffre.

Il Papa domani, nel secondo giorno nella Repubblica democratica del Congo, presiederà la messa presso l'Aeroporto "Ndolo". Grande attesa per l'incontro, nel pomeriggio, con le vittime dell'est del Congo e con i rappresentanti di alcune opere caritative.

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