"A Draghi faccio un appello chiedendo di intervenire, anche contro il parere dell'Avvocatura dello Stato, come accaduto in altri casi, per risarcire i sopravvissuti di Nassiriya". E' quanto afferma all'Adnkronos Riccardo Saccotelli, sopravvissuto nella strage di Nassiriya, alla vigilia dell'anniversario dell'attacco alla base 'Maestrale' avvenuto il 12 novembre 2003.
Saccotelli, che all'epoca aveva 28 anni e non è più in servizio, da tempo porta avanti una battaglia legale per il risarcimento dei danni riportati nell'attentato. Racconta di essersi rivolto già in passato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e all'ex premier Giuseppe Conte. Poi, a maggio scorso, afferma di aver scritto anche al presidente del consiglio Mario Draghi. "E' noto a tutti come in passato la presidenza del consiglio dei ministri abbia ritenuto per l'alto senso istituzionale di vicinanza del Paese alle vittime - vorrei dire di affetto e rispetto umano - sottolinea Saccotelli rivolgendosi a Draghi - di intervenire anche contro il parere contrario dell'avvocatura dello Stato, liquidando il danno subito dai professori Marco Biagi e Massimo D'Antona, anch'essi vittime del terrorismo". Saccotelli si rivolge quindi a Draghi con una "accorata richiesta di intervento e di vicinanza istituzionale, venuta a mancare in questi 18 anni che ci allontanano da quel mercoledì, giorno della strage".
Saccotelli ora spiega così il riferimento a Biagi e D'Antona, uccisi dalle br: "Se siamo tutte vittime del terrorismo, lo Stato dovrebbe risarcire tutti nello stesso modo. Le mogli di Biagi e D'Antona si sono sempre schierate in difesa delle vittime".
"Lo Stato italiano si sente forte perché pensa che il passare del tempo e gli anniversari portano a dimenticare invece non è così. Il passare degli anni radica l'idea che il sacrificio sia stato inutile, che questo Stato non ti merita e che quello che hai fatto e quello in cui hai creduto non sia servito", afferma Saccotelli.
Saccotelli ha ancora negli occhi quei drammatici momenti in cui era di guardia alla base e si ritrovò a una decina di metri dall'autobomba che uccise i tre colleghi accanto a lui. Ha riportato ferite, nell'attentato, che ancora oggi segnano la sua vita da tempo porta avanti una battaglia legale per il risarcimento dei danni.
"La mia esperienza è fatta di sofferenza, dolore, notti insonni. Lo Stato non solo all'inizio mi ha abbandonato, ma poi ha iniziato con rigettare le mie istanze", prosegue. Il ricordo di quei momenti "a volte diventa più forte, torna improvvisamente nei sogni sotto forma di sangue che scorre, di corpi bruciati, di cadaveri", racconta. "Domani, da non invitato a cerimonie ufficiali, sarò a Roma per incontrare un mio amico sopravvissuto a Nassiriya - continua raccontando cosa farà nel giorno dell'anniversario - Gli ho chiesto di vederci domani perché, anche senza parlare, so che possiamo capirci".