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Porti, Uiltrasporti: con crisi Mar Rosso a rischio l'intero sistema, serve un tavolo nazionale

L'allarme del sindacato: "Meno navi e meno giornate lavorate negli scali, ora serve sostegno. Se la crisi prosegue ci sarà boom prezzi al consumo"

Porti, Uiltrasporti: con crisi Mar Rosso a rischio l'intero sistema, serve un tavolo nazionale
19 gennaio 2024 | 18.25
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"Questa crisi non sappiamo quando finirà, ci si augura che non sia sistemica e che finisca al più presto. Se la situazione resta questa, o peggio ancora ci sarà un allargamento del conflitto, a rischio sarà l'intero sistema portuale italiano. Per questo crediamo che serva un tavolo nazionale". Non nasconde la preoccupazione, Giuliano Galluccio, segretario nazionale della Uiltrasporti con delega ai settori marittimi e porti, intervistato da Adnkronos/Labitalia sulle ripercussioni per i porti italiani dalla crisi nel Mar Rosso e il blocco ai passaggi delle navi commerciali nel Canale di Suez.

"Stiamo vedendo tutti i giorni -racconta- rincari dei costi dei noli. Oggi la rotta Shanghai-Genova ha fatto segnare un +21%. E poi bisogna tenere conto dei costi assicurativi e anche di bunkeraggio, cioè di approvviggionamento che ovviamente è più difficile in Sudafrica che sulla rotta tradizionale".

E gli effetti si vedono già nei porti italiani. "Stiamo vedendo nei porti una diversa schedulazione delle navi e delle toccate, perchè dovendo le navi fare la circumnavigazione dell'Africa -spiega Galluccio- hanno ridotto la cadenza delle toccate, cioè degli ingressi nei porti. In questi primi giorni dell'anno, nei porti italiani c'è stata una contrazione maggiore delle giornate lavorate e degli avviamenti da parte dei somministratori di lavoro temporaneo portuale rispetto a quanto si preannunciava per quest'anno". "Però -sottolinea- dobbiamo considerare anche l'effetto che deriva dal Capodanno cinese che ha portato a un rallentamento della produzione in Cina. Quindi è un dato un po' viziato, non abbiamo ancora valori attendibili e un numero certo della contrazione".

Ad oggi, spiega Galluccio, "i lavoratori portuali in Italia sono tra i 16 e i 18mila. Ma i porti italiani, viaggiando il 70% dell'import-export italiano via mare, hanno una ricaduta diretta su tutta la filiera logistica. Se i porti soffrono, soffre tutta la filiera logistica italiana, questo è il dato certo", aggiunge.

Ma le ripercussioni di questa crisi, spiega il dirigente sindacale, rischiano di essere ben più pesanti e di non fermarsi ai porti. "Una valutazione che in questo momento non stiamo facendo -sottolinea- è che quando si parla dell'aumento del costo dei noli per le navi e su tutti i rincari che stiamo avendo sulla movimentazione via mare della merce sono di fatto aumenti che verranno scaricati sul consumatore finale. Si parla di un punto e mezzo percentuale sulle stime Istat per il 2024. Proprio perchè l'armatore scarica l'aumento dei costi sulla merce, rincarando le tariffe aumenta il costo dei prodotti. Sicuramente quindi uno degli effetti più negativi sarà sui prezzi al consumo, se questa crisi dovesse protrarsi a lungo", sottolinea.

Il sindacato non sta restando con le mani in mano. "Noi abbiamo già tante interlocuzioni aperte per le crisi del sistema di transhipment italiano per Gioia Tauro e Taranto e poi abbiamo aperto un tavolo sul fondo dei lavoratori portuali proprio perchè non è da pensare unicamente come un fondo per l'accompagnamento all'esodo ma anche per lo sviluppo delle professionalità portuali, per un continuo aggiornamento e la gestione delle crisi sistemiche", spiega.

Ma per questa situazione di difficoltà servono interventi immediati. "A breve termine -spiega- chiediamo un sostegno economico ai soggetti che forniscono lavoro temporaneo portuale. E infatti abbiamo chiesto una proroga del sostegno che era previsto dal comma 199 della vecchia legge per gli aiuti Covid per dare un sostegno economico alle compagnie portuali. Questa è una prima mossa per garantire l'operratività delle compagnie", aggiunge.

Secondo Galluccio, "il sistema portuale è abbastanza resiliente alle crisi, per come è strutturato". "Le autorità portuali sono pubbliche e attraverso il cosiddetto 'organico porto' sono sempre riuscite a bilanciare l'organico, tra terminal compagnie e imprese di servizi portuali. Noi oggi ci stiamo preoccupando per il futuro, per evitare che delle crisi anche spot possano mettere in crisi il sistema anche nel breve periodo. Ci siamo immaginati un fondo per incentivare gli esodi, per le crisi di domani e per il ricambio generazionale dei portuali", spiega ancora il sindacalista.

Galluccio ricorda "la crisi del transhipment che abbiamo appena vissuto e che ha riguardato Gioia Tauro e Taranto e per la quale stiamo chiedendo al governo un periodo più lungo di finanziamento delle agenzie del lavoro portuale". "Stiamo cercando di mettere in sicurezza il sistema portuale anche per il futuro, per evitare di trovare soluzioni spot ogni volta che troviamo di fronte a questa situazioni emergenziali", conclude.

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