La sessualità non deve essere un tabù per chi ha un tumore. Questo l’appello arrivato dall'evento organizzato dallo Women cancer center dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo), in programma il 19 giugno al Palazzo delle Stelline (Sala Porta). Il messaggio, destinato a tutte le pazienti, ai loro familiari e a tutte le figure professionali che si occupano di oncologia femminile, è affidato, oltre che agli interventi degli esperti Ieo, all’associazione Mamanonmana di Amalia Vetromile e al suo progetto di innovazione sociale rivolto alle donne colpite da malattia oncologica Sexandthecancer*.
Nel corso dell’incontro, verrà proiettata la ‘Ballata Sensuale’, l’originale installazione artistica che l’associazione ha realizzato per sensibilizzare, attraverso l’arte, sul tema della sessualità dopo la guarigione da un tumore. "Il Women cancer center Ieo è figlio delle grandi conquiste nella guaribilità dei tumori femminili negli ultimi 10 anni, che ci permettono oggi di allargare la nostra prospettiva dalla sola sopravvivenza alla presa in carico della donna nella sua totalità di persona, prima, durante e dopo i trattamenti", spiegano Nicoletta Colombo e Viviana Galimberti, responsabili dell'Ieo Women cancer Center e rispettivamente direttore del Programma Ginecologia e direttore della Chirurgia senologica.
"All' Ieo - riferiscono Colombo e Galimberti - abbiamo realizzato il primo modello di struttura interamente dedicata all’universo femminile all’interno di un centro oncologico, dove, in uno spazio apposito, le donne trovano ambulatori dedicati ai problemi più frequentemente connessi alla malattia tumorale, che possono essere d’ostacolo alla ripresa di una vita piena. Uno di questi è senz’altro la sessualità".
"Circa il 15% delle donne con tumore ha meno di 40 anni. Per questa fascia d’età, il tema della sessualità, della relazione con il proprio partner, della relazione con i propri figli, è prioritario. Si pone anche il problema della fertilità dopo una diagnosi oncologica, perché ancora molte donne credono che sia impossibile diventare mamme dopo un tumore. Invece non lo è, non più", sottolinea Fedro Peccatori, direttore dell’Unità Fertilità e procreazione. "Bisogna parlarne con i medici, spiegare loro quali sono le proprie priorità, discutere e pretendere il miglior trattamento possibile - esorta -. Spesso i medici danno molte cose per scontate e allora subentra il silenzio. Questo silenzio va interrotto perché a farne le spese è la qualità di vita della donna”."Conoscere la percezione della sessualità di una donna prima della malattia, rende più facile capire come poterla ripristinare. Oggi abbiamo tanti strumenti, che vanno dalle creme, al laser fino all’ultimo arrivato: una poltrona per il trattamento del pavimento pelvico. Ma dobbiamo sapere a chi e in che momento proporli. Quando parlare alla donna o quando la donna deve parlare al medico di questi problemi? L’ideale sarebbe subito, appena arriva la diagnosi di tumore. Spesso tuttavia non accade perché la mente della donna è impegnata in tutt'altro. L’importante è sentirsi libera di esprimersi nel momento in cui ne sente il bisogno", aggiungono Eleonora Preti, ginecologa e sessuologa, e Ludovica Scotto, psicoterapeuta e consulente sessuale allo Ieo Women cancer center. "Le disfunzioni sessuali dopo un tumore - sottolineano - sono molto frequenti per cui non bisogna sentirsi strane o sole in questo disagio e non bisogna pensare che sia una reazione atipica perché ci si è lasciate abbattere dalla malattia. Tutti i sintomi dell'alterazione della sessualità a causa delle terapie si verificano quasi da subito e nella quasi totalità delle donne. E nella quasi totalità dei casi possono essere risolti”, assicurano.