Rilasciate due americane, madre e figlia. Il presidente degli Stati Uniti si impegna per l'apertura del valico di Rafah
Hamas libera due ostaggi sequestrati dal 7 ottobre, giorno dell'attacco contro Israele. Vengono rilasciate due cittadine statunitensi, madre e figlia, che vengono consegnate alla Croce rossa e poi all'esercito israeliano. E' il primo segnale distensivo, mentre i raid sulla Striscia di Gaza proseguono in attesa dell'offensiva di terra che Israele si appresta ad avviare.
Nella serata del 20 ottobre vengono liberate "per motivi umanitari" Judith Tai Raanan e sua figlia Natalie Raanan, 18 anni. Da Evanston, alle porte di Chicago, erano arrivate in Israele per per far visita ad alcuni parenti, festeggiare l'85esimo compleanno di un familiare e celebrare la Simchat Torah (o 'Gioia della Torah') nel kibbutz di Nahal Oz, situato a poco più di un chilometro dal confine con Gaza, che è stato attaccato dai miliziani.
Hamas accompagna la liberazione con un messaggio indirizzato agli Stati Uniti e al presidente Joe Biden, che nel suo discorso di giovedì ha usato parole durissime nei confronti dei miliziani, accostati al presidente russo Vladimir Putin: la liberazione di madre e figlia serve a "dimostrare al popolo americano e al mondo che le affermazioni di Biden e della sua amministrazione fascista sono false e infondate".
A Gaza rimangono ancora tra i 100 e i 250 ostaggi, sul numero non c'è chiarezza. Si tratta di civili, spesso con doppia cittadinanza, e di militari. Un portavoce dell'ala militare del gruppo, le Brigate Al-Qassam ha affermato in una dichiarazione video lunedì che sarebbero 200 solo gli ostaggi in mano alle Brigate, a cui vanno sommati quelli sotto il controllo di altre "formazioni militanti". Israele, secondo la Bbc, ha respinto al mittente la proposta di una tregua in cambio della liberazione dei civili. E anche il rilascio delle due cittadine americane sarebbe stata sostanzialmente una decisione unilaterale.
Per Israele, cambia poco. "Hamas cerca di presentarsi al mondo come un soggetto che libera ostaggi per motivi umanitari. In realtà parliamo di un gruppo di terroristi assassini, che in questo momento tiene prigionieri bambini, ragazzi, donne e anziani", dice l'ammiraglio Daniel Hagari, portavoce delle forze armate. Israele continua a lavorare per il ritorno degli ostaggi e intanto prepara "le prossime fasi della guerra, che durerà molte settimane".
E' certa, invece, la mediazione del Qatar, che viene espressamente citato e ringraziato da Biden. "Le nostre concittadine hanno sopportato un terribile calvario in questi ultimi 14 giorni, e sono felicissimo che presto si riuniranno con la loro famiglia, che è vissuta distrutta dalla paura", ha detto il numero 1 della Casa Bianca ringraziando il governo del Qatar "per la sua collaborazione".
Doha, dove vive il leader di Hamas Ismail Hanyeh, è un fulcro della vicenda. Il Qatar fa sapere che "continuerà il dialogo con Israele e Hamas nella speranza che vengano rilasciati tutti gli ostaggi civili di ogni nazionalità", come afferma Majed Al-Ansari, portavoce del ministero degli Esteri, in una nota.
"Il risultato di oggi arriva dopo giorni di continue comunicazioni tra le parti coinvolte. Porteremo avanti il dialogo con gli israeliani e Hamas, speriamo che questi sforzi conducano alla liberazione degli ostaggi civili di ogni nazionalità con l'obiettivo finale di ottenere una de-escalatione ripristinare la pace".
Nel mosaico gioca un ruolo fondamentale la fornitura di aiuti umanitari ai civili di Gaza. Biden ha annunciato ieri che i primi 20 camion con gli aiuti umanitari entreranno a Gaza "nelle prossime 24-48 ore". Quindi, tra oggi e domani, secondo le tempistiche indicate dal presidente degli Stati Uniti. "Israele e il presidente egiziano mi hanno assicurato l'impegno all'apertura del valico di Rafah", ha aggiunto Biden, precisando che la strada che collega Gaza e l'Egitto "doveva essere asfaltata di nuovo, era veramente in cattive condizioni".
Nelle ultime 24 ore non è servito il pressing del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. In visita al valico, sul versante egiziano, ha sottolineato "l'assoluta necessità che i camion di aiuti il prima possibile e nel maggior numero possibile". "Abbiamo visto da questo lato della frontiera molti camion carichi di aiuti - ha detto, sollecitando "uno sforzo sostenuto" - Questi non sono solo camion, sono un salvavita, la differenza tra la vita e la morte per tanta gente di Gaza".
Guterres, atterrato qualche ora prima nella penisola settentrionale del Sinai, ha dichiarato che è "impossibile" stare dall'altra parte del confine di Gaza e "non avere il cuore spezzato". "Dietro questo muro ci sono due milioni di persone che soffrono enormemente; senza acqua, cibo, medicine o carburante", ha detto, lamentando che "la popolazione continua a essere bombardata e ha bisogno di tutto per sopravvivere".