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Dazi, portavoce Ue: "Con Usa non è dialogo tra sordi". Trump attacca Cina: "Vuole fregarci"

Il portavoce Gill: "Creata finestra di 90 giorni, siamo solo al secondo". Intanto il presidente Usa commenta a modo suo la missione di Xi Jinping in Vietnam

Donald Trump - Afp
Donald Trump - Afp
15 aprile 2025 | 14.33
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Quello di ieri tra il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic e le controparti americane a Washington sui dazi voluti da Donald Trump "non è stato un dialogo tra sordi", ma un incontro "molto focalizzato e produttivo". A dirlo il portavoce della Commissione Olof Gill, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. Serve però, ammette, "un livello di impegno aggiuntivo da parte degli Usa per consentire alla palla di continuare a rotolare".

Con gli Stati Uniti d'America "abbiamo creato una finestra di 90 giorni. Siamo solo al secondo giorno su 90: dobbiamo dare un po' di tempo" ai negoziati tra le parti perché possano avere luogo, ha aggiunto.

La Commissione Europea ha formalizzato ieri la pausa fino a tre mesi nelle contromisure ai dazi Usa sull'importazione di prodotti in acciaio e alluminio dall'Ue. La pausa è stata annunciata dalla presidente Ursula von der Leyen dopo che il presidente Trump, ha sospeso i dazi cosiddetti "reciproci" per 90 giorni, dopo l'impennata registrata dai rendimenti dei buoni del Tesoro americani, considerati beni rifugio. La pausa è stata decisa per dare spazio ai negoziati.

Trump: "Xi in Vietnam? Cina vuole fregarci"

Intanto arriva un nuovo attacco alla Cina siglato Trump. Stavolta nel mirino finisce la missione di Xi Jinping in Vietnam che, ha detto il presidente Usa, ha l'obiettivo di capire come "fregare" gli Stati Uniti. O almeno la spiega così il tycoon, che ha avviato una durissima politica dei dazi contro Pechino in particolare e contro tutti quei Paesi, anche europei, che si starebbero approfittando degli americani.

Parlando nello Studio ovale, il presidente ha detto: "Non do la colpa alla Cina, non do la colpa al Vietnam. E' stato un incontro meraviglioso (quello tra il presidente cinese e il leader vietnamita To Lam, ndr), un incontro per cercare di capire 'come freghiamo gli Stati Uniti d'America?'".

La visita in Vietnam di Xi dovrebbe culminare con la firma di decine di accordi, probabilmente 40, ma - dicono gli osservatori - molti sarebbero ben poco concreti anche se importanti dal punto di vista simbolico. Secondo gli analisti, sottolinea anche il New York Times, la Cina avrebbe un obiettivo più ampio e punterebbe a 'costruire' anche con Paesi fuori dall'Asia e a rafforzare l'immagine di Xi come statista globale. E il leader cinese vuole presentare la Repubblica Popolare come partner affidabile, 'paladina' del commercio globale.

Ma dietro le quinte restano molte incertezze. Il Vietnam è legato a doppio filo sia alla Cina, suo principale partner commerciale con cui celebra i 75 anni di rapporti diplomatici nonostante le rivendicazioni che li contrappongono nel Mar cinese meridionale, che agli Stati Uniti, che importano sempre più dal Paese da quando i dazi della prima Amministrazione Trump hanno portato le aziende a spostare la produzione dalla Cina in altri Paesi. Lo scorso anno le esportazioni dal Vietnam verso gli Usa hanno raggiunto i 137 miliardi di dollari.

E' in questo contesto, evidenzia il New York Times, che da Hanoi sono partiti negoziatori alla volta di Washington chiedendo dazi più contenuti e promettendo in cambio di acquistare più prodotti americani e anche una battaglia contro il passaggio di merci cinesi dal Vietnam con gli Usa come meta ultima del 'viaggio'.

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