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Attacco in Daghestan, 20 morti: strage di poliziotti e civili, ucciso anche un prete

Ieri l'attacco simultaneo a una sinagoga, due chiese ortodosse e polizia a Derbent e Makhachkala. Il governatore della regione: "Uccisi sei attentatori". Isw: "Probabile ruolo Isis"

Uomini armati in strada in Daghestan
Uomini armati in strada in Daghestan
24 giugno 2024 | 07.38
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E' salito a 20 il numero delle persone morte nel duplice attacco simultaneo sferrato ieri a Derbent e Makhachkala in Daghestan, nel Caucaso in Russia. Lo riporta l'agenzia russa Tass, che riferisce del bilancio diffuso dalle autorità locali. I feriti sono 26. Tra le vittime ci sono quattro civili, tra cui un prete ortodosso, mentre gli altri morti sono agenti di polizia. Sergei Melikov, governatore della regione del Daghestan, ha parlato su Telegram di ''giorno tragico per il Daghestan e per l'intero paese''. Inoltre ''sei uomini armati sono stati uccisi'', ha aggiunto il governatore spiegando che verranno condotte ''ulteriori indagini fino a quando non verranno individuati tutti i membri delle cellule dormienti''.

Le Forze armate russe hanno intanto concluso l'operazione antiterrorismo condotta nella regione uccidendo diverse persone, rende noto l'unità nazionale dell'antiterrorismo. "Dopo la neutralizzazione delle minacce alla vita e alla salute dei cittadini, è stato deciso di concludere l'operazione antiterrorismo in Daghestan'', ha affermato in una nota il Comitato nazionale antiterrorismo, secondo quanto riportano le agenzie di stampa russe.

Nelle scorse ore nella città di Derbent uomini armati hanno attaccato una sinagoga, sede di una comunità ebraica nella regione a maggioranza musulmana. L'agenzia statale russa Tass ha detto che gli aggressori hanno sparato anche contro due chiese ortodosse vicine, uccidendo un agente di polizia e un prete.

In una sparatoria separata avvenuta contemporaneamente, u n gruppo di uomini armato ha aperto il fuoco sulla polizia a Makhachkala, la capitale del Daghestan, a nord lungo la costa del Mar Caspio.

Isw: "Probabile ruolo Isis"

E' probabile che possano esserci i miliziani dello Stato Islamico (Isis) dietro il duplice attacco. Lo scrivono gli analisti dell'Isw, l'Istituto per lo studio della guerra, screditando l'ipotesi russa secondo cui ci sarebbero l'Ucraina e la Nato dietro gli attacchi. L'Isw cita piuttosto le crescenti tensioni tra Mosca e le minoranze musulmane del Caucaso che stanno aumentando i reclutamento da parte di gruppi estremisti.

L'Isw ha notato tra l'altro che dopo l'attacco la cellula russa dell'Is-K Al-Azaim Media ha pubblicato una nota in cui esprimeva gratitudine ai ''fratelli del Caucaso'' per aver dimostrato le loro capacità. Sebbene Al-Azaim non si sia assunto la responsabilità dell'azione, la citazione del Caucaso suggerisce che la responsabilità sia di 'Vilayat Caucasus', cellula dell'Isis attiva proprio nella regione russa. Da aprile l'organizzazione ha intensificato le richieste di reclutamento nel Caucaso settentrionale.

Gli analisti di Isw notano inoltre che le autorità russe hanno condotto una ''vaga operazione antiterroristica'' nel Caucaso settentrionale, ma hanno concentrato la loro risposta sull'accusa, infondata, all'Ucraina e alla Nato.

Patriarca Kirill "sotto choc"

“Sono profondamente scioccato dalla notizia degli attentati terroristici commessi a Derbent e Makhachkala, in seguito ai quali sono rimasti uccisi e feriti agenti di polizia e civili, nonché del brutale assassinio del prete ortodosso, l’arciprete Nikolai Kotelnikov, e dei dipendenti della tempio e della sinagoga”. Lo sottolinea in una nota il Patriarca di Mosca Kirill commentando quanto accaduto ieri.

“Vediamo che il nemico non rinuncia a tentare di distruggere la pace e l’armonia interreligiosa all’interno della nostra società, scegliendo deliberatamente luoghi sacri per i credenti come bersagli dei suoi attacchi - scrive il Patriarca -. Il suo indubbio obiettivo è accendere il fuoco dell’ostilità, seminare i semi dell’odio”.

Kirill esprime fiducia nel lavoro di indagine delle forze dell’ordine. Da qui l’invito a fare tutto il possibile per eliminare dalle società “la radicalizzazione della vita religiosa e ogni manifestazione di estremismo e di ostilità interetnica in qualsiasi forma, comprese quelle quotidiane, perché il presente e il futuro del nostro Paese dipendono in gran parte da questo”.

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