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Da Trump-Trudeau a Obama-Putin, quando i leader litigano per lo sport

Calcio, hockey su ghiaccio, Olimpiadi e non solo. Gli eventi sportivi sempre più spesso teatro della discordia tra Paesi

Trump e Trudeau
Trump e Trudeau
21 febbraio 2025 | 16.27
LETTURA: 5 minuti

Finale Canada-Stati Uniti di hockey sul ghiaccio, nuovo scontro tra Justin Trudeau e Donald Trump. Al termine dell'attesissima partita del 4 Nations Face Off, andata in scena al Td Garden di Boston, il premier canadese ha pensato subito di fare un post per esultare, "rinfacciando" la vittoria al leader americano, che nelle ore precedenti alla sfida era sembrato ottimista di poter battere il "futuro cinquantunesimo Stato". Quello tra i due nordamericani sullo sport è stato solo l'ennesimo capitolo di una storia già vista più volte, con leader internazionali che si punzecchiano o "litigano" per grandi sfide sportive.

Trump-Trudeau, cantante canadese modifica l'inno

"Non potete prendere il nostro Paese, e non potete prendere il nostro gioco". Trudeau ha celebrato così su X la vittoria per 3 a 2 all'overtime della nazionale di hockey del Canada contro gli Stati Uniti. Nelle ore antecedenti alla sfida, in un post su Truth Trump aveva fatto sapere che avrebbe guardato la partita contro quello che "un giorno, forse presto, diventerà il nostro amato, e importantissimo, Cinquantunesimo Stato". La partita, da sempre molto sentita, aveva stavolta un sapore particolare, tanto che anche Chantal Kreviazuk, incaricata di cantare l'inno "O' Canada", ne ha cambiato una parte del testo: nel'apertura, invece di cantare “Il vero amore patriottico, in tutti noi comanda”, Kreviazuk l'ha cambiato in “che solo noi comandiamo”.

Trump-Macron al Mondiale 2018

Non solo battibecchi sull'hockey: nonostante Trump non sia noto per essere un grande esperto di calcio, durante il G7 di Biarritz nel 2019 non fece mistero con il presidente Emmanuel Macron del suo disappunto per la vittoria della Francia l'anno prima alla coppa del mondo, dichiarando in modo piuttosto provocatorio: "La Francia ha vinto il Mondiale, ma l'America ha vinto la guerra. Quindi, beh, chi ha vinto veramente?" Macron, pur sorridendo e cercando di sdrammatizzare, rispose con un tono scherzoso: "Sì, abbiamo vinto il Mondiale, ma non dimenticare che la Francia ha anche vinto molte battaglie. E sul campo di calcio siamo stati inarrestabili".

Juncker-Johnson a Euro 2020

Altro campionato, altre contestazioni, protagonisti questa volta i leader europei. La finale di Euro 2020 a Wembley, in cui l'Italia riuscì a sconfiggere a sorpresa l'Inghilterra ai calci di rigore, era stata anticipata da pronostici molto ottimisti da parte degli inglesi. Tra questi, c'era ovviamente anche l'allora premier Boris Johnson, che a poche ora dalla finale aveva dichiarato: "L’Inghilterra è pronta, siamo determinati e non vediamo l'ora di portare a casa la coppa!", facendo eco al celebre slogan dei tifosi inglesi "it's coming home". Ma l'allora presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, che già era in disaccordo con Johnson per le sue posizioni pro-Brexit, colse l'occasione della sconfitta in finale dei "tre leoni" per rispondere al premier: "Come sempre, nel calcio come nella politica, alla fine, l’Inghilterra perde sempre".

Putin-Obama a Olimpiadi Londra 2012 e Sochi 2014

Ben prima della guerra in Ucraina, quando i rapporti tra Stati Uniti e Russia erano di gran lunga migliori, mentre si disputavano le Olimpiadi di Londra 2012, Vladimir Putin scherzò sulle proprie capacità fisiche, anche per promuovere i successi del suo Paese in ambito sportivo. "La Russia non è solo un gigante politico. Siamo anche i campioni di molte discipline". La risposta dell'allora presidente americano, Barack Obama, arrivò indiretta ma con un riferimento molto chiaro: "Gli Stati Uniti sono sempre pronti a vincere. Ma la Russia deve ricordare che la vera forza non viene solo dalle vittorie sportiva, ma dal rispetto".

Poi nei mesi antecedenti alle Olimpiadi Invernali di Sochi del febbraio del 2014, un mese prima l'annessione della Crimea, l’amministrazione Obama aveva espresso preoccupazioni riguardo ai diritti umani e alla situazione in Ucraina, minacciando anche un boicottaggio della rassegna. La situazione divenne particolarmente tesa quando Obama decise di non mandare alti funzionari del governo nella delegazione. Putin, che aveva scommesso molto sull'immagine internazionale delle Olimpiadi, rispose con sarcasmo: "Se non vogliono venire, non c'è problema. Sochi sarà un successo comunque, perché non è la politica che ci interessa, ma lo sport." La risposta di Obama: "Non possiamo ignorare certe cose, e non dovremmo mai permettere che lo sport venga usato come strumento per fini politici".

Bolsonaro-Fernandez Copa America 2019

Nel calcio per nazionali, ci sono poche rivalità accese come quella tra Brasile e Argentina, con motivazioni che trascendono lo sport e sono anche politiche e culturali. In semifinale di Copa América 2019 - rassegna ospitata dal Brasile - i verdeoro sconfissero per 2 a 0 in semifinale l'Argentina di Lionel Messi. Il presidente Jair Bolsonaro celebrò il risultato: "Il Brasile è sempre il migliore, non solo nel calcio, ma anche in molti altri ambiti. Quella che vediamo oggi è una conferma che il nostro paese è al vertice in tutto, e quando si tratta di calcio, non c'è storia". Il presidente argentino Alberto Fernandez fece appello all'orgoglio dei suoi connazionali: "Anche se oggi non abbiamo vinto, la nostra nazionale ci ha dato emozioni e motivazioni per continuare a credere in noi stessi. Non importa se siamo stati battuti, noi siamo orgogliosi della nostra squadra e della nostra storia."

Chavez-Uribe Qualificazione Mondiale 2010

La rivalità tra il presidente venezuelano Hugo Chávez e l'omologo colombiano Álvaro Uribe, partita su basi politiche e ideologiche (Chávez, leader di una rivoluzione bolivariana socialista anti-americana contro Uribe, neoliberista di destra) trovò sfogo anche nel calcio. Nel 2007, dopo la vittoria della Colombia nelle qualificazioni per il Mondiale 2010, Chávez commentò sarcasticamente la sconfitta della sua squadra, dicendo che la Colombia "vinceva sempre", ma che "un giorno il Venezuela avrebbe vinto anche in politica e calcio". Uribe rispose con ironia tagliente: "Chávez potrebbe migliorare se si concentrasse su come fare vincere il Venezuela e non su come perdere in politica".

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