
Il Consiglio Europeo di marzo si chiuderà molto probabilmente senza conclusioni a 27 sull'Ucraina a causa della perdurante "divergenza" tra i 26 Stati membri e Budapest
Il Consiglio Europeo di marzo si chiuderà molto probabilmente senza conclusioni a 27 sull'Ucraina, a causa della perdurante "divergenza" tra i 26 Stati membri e l'Ungheria di Viktor Orban sulla strategia da adottare di fronte alla decisa spinta americana per mettere fine al conflitto che infuria da oltre tre anni alle porte dell'Ue.
Il ministro per gli Affari Europei ungherese Janos Boka ieri ha infatti ufficializzato quello che già si sapeva, cioè che Budapest, come ha fatto il 6 marzo scorso, non ha la minima intenzione di sottoscrivere conclusioni che invocano la continuazione degli aiuti militari a Kiev, mentre Donald Trump tratta direttamente con Vladimir Putin il destino del Paese invaso, senza che gli europei vengano coinvolti.
L'Ungheria, ha detto Boka a margine del Consiglio Affari Generali, "non è nella posizione di sostenere le conclusioni" del Consiglio Europeo "sull'Ucraina nella sua forma attuale. E' molto improbabile che si trovi un consenso a 27, su qualsiasi testo". Pertanto, è probabile che vada a finire come il 6 marzo scorso, quando, ha ricordato il ministro, "nelle conclusioni si faceva riferimento a una discussione sull'Ucraina" e poi "c'era un testo sostenuto da una grande maggioranza degli Stati membri", ma non dall'Ungheria.
Un alto funzionario Ue ha confermato che si tratta dell'esito più probabile: "L'obiettivo resta quello di avere conclusioni a 27 - ha detto - ma, se dovesse rimanere questa divergenza strategica, allora si avanzerà a 26".
La frattura con Budapest sull'Ucraina si va facendo strutturale, dopo che Donald Trump ha aperto al dialogo con il presidente Putin. L'alto funzionario ha minimizzato, ricordando che "con l'Ungheria lavoriamo ogni giorno. Speriamo di superare questa divergenza strategica, che per ora rimane". Il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa aveva detto, il 6 ottobre, che l'Ungheria si era "isolata", non sottoscrivendo le conclusioni sull'Ucraina. Il premier ungherese Orban gli aveva risposto che era l'Ue ad essersi "isolata" dagli Usa, dalla Cina e dalla Russia, tutti Paesi con cui Budapest mantiene "ottime relazioni".
I leader si ritroveranno a Bruxelles domani, e forse anche venerdì mattina, per discutere di diversi argomenti, a partire dall'Ucraina e dalla difesa comune, che saranno probabilmente anche nel menu del Consiglio di giugno (è possibile, e molti a Bruxelles lo danno per scontato, che ci sia almeno un altro summit straordinario prima di allora). Il Consiglio di marzo, tradizionalmente, è dedicato ai temi economici e la competitività dell'Ue occupa una parte sostanziale delle conclusioni, anche alla luce dei pacchetti che la Commissione metterà sul tavolo oggi, come l'Unione dei risparmi e degli investimenti, una sorta di 'rebranding' dell'Unione bancaria e dei mercati dei capitali, due progetti impantanati da anni in Consiglio per via delle divergenze tra gli Stati membri.
Divergenze che non paiono destinate ad essere superate tanto presto: sulla supervisione unica in materia di mercati finanziari, conferma l'alto funzionario, gli Stati membri hanno tuttora "opinioni diverse" e sono "divisi".
Il Consiglio Europeo ha un 'menu' piuttosto ricco: il presidente Costa, che ha una gestione molto diversa dal suo predecessore Charles Michel, vorrebbe condensare i lavori nella sola giornata di giovedì, ma vista l'abbondanza di temi da discutere ha già avvertito che i leader potrebbero doversi ritrovare anche venerdì mattina.
Le conclusioni, secondo la bozza datata 16 marzo (suscettibile di cambiamenti), iniziano con l'Ucraina e ribadiscono, al primo punto, che l'Ue "mantiene il suo approccio 'pace attraverso la forza'", che mira a mettere Kiev nella posizione "più forte possibile", della quale componente "essenziale" sono le sue "robuste capacità militari e di difesa". Pertanto, l'Ue rimane "impegnata a fornire ulteriore sostegno all'Ucraina e al suo popolo", affinché possa esercitare il proprio "diritto all'autodifesa".
Vengono sostanzialmente ripetuti i concetti del 6 marzo, anche se, visto che Trump e Putin si sono parlati ieri, sarà "inevitabile" che i leader finiscano a fare un po' di "drafting", cioè di limatura del testo, per adattarlo agli sviluppi in corso, anche se sotto la presidenza Costa si cerca di limitare al minimo questo aspetto del lavoro, che tende a essere risolto dagli ambasciatori, in modo che i leader si possano concentrare sulle questioni essenziali. Nel testo, tra l'altro, si richiama l'iniziativa dell'Alta Rappresentante Kaja Kallas per gli aiuti militari all'Ucraina da 40 miliardi di euro l'anno, sulla quale sono però assai freddi grandi Paesi, come Spagna e Italia. L'adesione all'iniziativa è "volontaria", ha spiegato l'alto funzionario, quindi gli Stati membri potranno decidere se aderirvi o meno. "Ci sono anche altri modi" per aiutare militarmente l'Ucraina, ha sottolineato.
Il secondo punto è il Medio Oriente, dove si chiedono progressi nella "seconda fase" dell'accordo sul cessate il fuoco a Gaza, con l'obiettivo di arrivare ad una "fine permanente delle ostilità", anche se lunedì gli israeliani hanno ripreso a bombardare Gaza, quindi è probabile che il testo venga riformulato, adattandolo al nuovo scenario. Sulla Siria, l'Ue "condanna fermamente" la "diffusa violenza" che ha portato al massacro di centinaia di civili alawiti ad opera di miliziani sunniti sulla costa e si chiede alle nuove autorità, guidate da un ex dirigente di Al Qaeda, di far sì che i responsabili siano processati. Si saluta con favore l'accordo raggiunto dal nuovo potere a Damasco con le Forze Democratiche Siriane. Si ribadisce che l'Ue continuerà a rimuovere "gradualmente" le sanzioni.
C'è poi un lungo capitolo sulla competitività dell'Ue, il tallone d'Achille dell'Europa e in particolare dell'Eurozona, ormai quasi 'doppiata' dagli Usa rispetto al 2008. Si dice che il 2025 dovrebbe segnare un "cambio di passo" nell'azione dell'Ue per "spingere la competitività", rafforzando "il mercato unico" e completando le transizioni "verde e digitale". Le priorità, per i leader, sono "ridurre gli oneri burocratici e amministrativi", "abbassare i prezzi dell'energia" e "mobilitare i risparmi privati" per "smobilizzare i necessari investimenti" nell'economia Ue.
Sul primo punto, segue una lista di appelli, come quella a "raggiungere l'obiettivo di ridurre il costo di tutti gli oneri amministrativi di almeno il 25% e del 35% per le pmi". Si esortano le istituzioni Ue, tre grandi burocrazie sovranazionali, ad "evitare la sovraregolamentazione" e l'introduzione di nuovi oneri, "in particolare sulle pmi".
Sui prezzi dell'energia, altro tallone d'Achille di un continente che cresceva grazie al gas russo a buon mercato che spingeva l'industria tedesca, si esortano gli Stati a intensificare "con urgenza" gli sforzi per "proteggere le imprese e i cittadini dagli alti costi dell'energia"; si ripete la necessità di "interconnettere e integrare pienamente il mercato energetico dell'Ue", tra l'altro.
Si dichiara poi che è di "capitale importanza" realizzare l'Unione dei risparmi e degli investimenti, che verrà presentata oggi dalla Commissione. Ma, almeno nel breve periodo, l'Ue pare destinata a restare un patchwork di 27 mercati finanziari e bancari autonomi e separati: siamo ancora, come conferma la fonte, alla speranza che si riesca a tracciare una "roadmap" per arrivare all'Unione dei risparmi e degli investimenti. Si esortano Commissione e Consiglio ad avanzare il lavoro per una "maggiore partecipazione del mercato retail ai mercati dei capitali", rendendo disponibili "possibilità di investimento e risparmio europee", incluse "aumentate possibilità per prodotti di risparmio e previdenza paneuropei". Non solo: va fatto "in tempo per consentire di fare passi decisivi nel 2025".
Si invita poi la Commissione a procedere con il 28esimo regime di diritto societario, "in tempo per permettere ai colegislatori di fare passi decisivi nel 2026" e a proporre un quadro "rivisto" per la cartolarizzazione, "inclusi aggiustamenti mirati al quadro prudenziale, mantenendo nel contempo la stabilità finanziaria", due obiettivi sulla carta antitetici (è per gli abusi nella cartolarizzazione dei mutui subprime che esplose la crisi finanziaria del 2007).
Si elencano una serie di misure, come la rimozione "rapida" delle "barriere" ai "consolidamenti guidati dal mercato" e agli investimenti "transfrontalieri". Si cita una "ambiziosa nuova strategia orizzontale per il mercato unico", da presentare nel prossimo giugno. Si elencano poi una serie di filoni di lavoro da perseguire "senza ritardo", tra cui il piano di azione per l'automotive del 5 marzo 2025 e quello per i metalli e l'acciaio, che verrà presentato domani.
Si passa poi alla difesa comune, cui era dedicato il summit straordinario dello scorso 6 marzo, le cui conclusioni vengono esplicitamente richiamate. I leader invitano ad "accelerare" il lavoro per "incrementare in modo decisivo" la "prontezza difensiva" dell'Ue "nei prossimi cinque anni". Ursula von der Leyen ieri in Danimarca ha parlato di "Readiness 2030", prontezza al 2030. Oggi verrà presentato dalla Commissione anche il Libro Bianco sulla difesa, dal quale si aspettano proposte "ambiziose", secondo una fonte diplomatica europea. Nel testo si invitano la Commissione e l'Alto Rappresentante a "riferire regolarmente" sui progressi fatti nell'attuazione delle conclusioni sulla difesa.
Sul prossimo Quadro finanziario pluriennale dell'Ue, si prevede un "primo scambio di vedute", che verterà comunque sul perenne 'mismatch' tra i nuovi compiti dell'Unione e le risorse finanziarie, invariate. Sulle migrazioni, si incoraggia a lavorare sulla dimensione esterna, e, tra l'altro, si auspicano "modi nuovi" per contrastare l'immigrazione illegale, si invita ad "accelerare" i rimpatri degli irregolari e a "lavorare" sui concetti di "Paesi terzi sicuri e Paesi di origine sicuri". Chiudono le conclusioni in bozza, infine, un capitoletto sugli oceani (oggetto dell'incontro con il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, che sarà a pranzo con i leader) e sul multilateralismo, per il quale i leader europei professano nel testo un "incrollabile impegno". Come d'uso, ci sarà un discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che sarà collegato in videoconferenza, oltre a quello della presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola.