Il 31 gennaio 2020 il Regno Unito lasciava ufficialmente l'Unione Europea dopo 47 anni
Il 31 gennaio 2020 il Regno Unito lasciava ufficialmente l'Unione Europea dopo 47 anni, pur rimanendo parte del mercato unico e nell'unione doganale dell'Ue per un periodo transitorio di 11 mesi, al fine di garantire il flusso commerciale. La Brexit è da anni uno dei temi più polarizzanti nella politica d'Oltremanica. Bbc Verify, il canale 'anti-disinformazione' dell'emittente britannica, ha analizzato gli effetti di cinque anni di Brexit su altrettante questioni chiave della campagna, guidata allora dal leader del "Partito della Brexit", Nigel Farage.
Nonostante un accordo di libero scambio con l'Ue che ha evitato l'imposizione di dazi, l'uscita dal mercato unico e dall'unione doganale ha comportato un aumento delle "barriere non tariffarie", ossia la complicazioni burocratiche che aumentano costi e tempi delle operazioni. A risentirne sono state soprattutto le piccole imprese, incapaci di adattarsi alle nuove richieste. Diversi studi hanno cercato di misurare l'impatto della Brexit sulle esportazioni. Le stime variano molto (dal 6 al 30%), ma sembra chiaro che l'export di beni britannici abbia risentito dell'uscita dall'Ue. Anche gli accordi commerciali con altri Paesi (Australia, Nuova Zelanda, Usa, India) hanno avuto un impatto limitato, e le previsioni economiche rimangono in gran parte pessimistiche.
Tema centrale della campagna Brexit, la fine della libertà di movimento ha effettivamente ridotto drasticamente l'immigrazione dall'Ue, facendo tuttavia aumentare quella proveniente dal resto del mondo, in particolare grazie a visti di lavoro e alla crescente attrattiva del Regno Unito per gli studenti internazionali. Il nuovo sistema di immigrazione, basato su un sistema a punti, ha cambiato radicalmente il modo in cui i cittadini stranieri accedono al mercato del lavoro britannico, ma ha anche portato sfide nuove in settori che dipendono tradizionalmente dalla manodopera proveniente dall'Europa.
Lo stop alla libertà di movimento tra il Regno Unito e l'Ue ha avuto pesanti implicazioni per turisti e i viaggiatori d'affari, con importanti novità all'orizzonte. A partire dal 2025, l'Ue introdurrà un nuovo sistema elettronico di registrazione dei viaggiatori, l'Entry Exit System (Ees), che raccoglierà dati biometrici e informazioni sul viaggio dei cittadini non Ue, sostituendo il timbro manuale nei passaporti. Sei mesi dopo l'introduzione dell'Ees, l'Ue lancerà anche il European Travel Information and Authorization System (Etias), che richiederà ai cittadini britannici di ottenere un'autorizzazione elettronica prima di viaggiare in 30 Paesi del blocco.
L'Etias avrà un costo di 7 euro e sarà valido per tre anni o fino alla scadenza del passaporto. Anche il Regno Unito introdurrà un sistema simile a partire dal 2 aprile 2025. L' Electronic Travel Authorisation (Eta), avrà un costo di 16 sterline e sarà necessario per i cittadini Ue che desiderano entrare nel Regno Unito;
Una delle principali promesse della Brexit era il recupero della sovranità legale, cioè la capacità di creare e applicare leggi senza dover seguire le imposizioni di Bruxelles. Londra ha deciso quindi d'incorporare 6.901 normative europee nel proprio ordinamento nazionale. Queste 'retained Eu laws' riguardano settori come la salute e sicurezza sul lavoro, l'ambiente, le etichette alimentari, la parità salariale e le normative sulle ore lavorative. Il governo aveva stabilito inizialmente una scadenza, fine 2023, per eliminare le leggi. Tuttavia, gran parte di queste sono rimaste incorporate nel sistema legale britannico, seppur con qualche modifica. Alcuni cambiamenti significativi sono avvenuti in aree come la fiscalità e l'ambiente, ma ci sono anche stati cambiamenti sul modo in cui il governo distribuisce i fondi che prima venivano finanziati dall'Ue.
Altro 'slogan' della campagna "Leave", sosteneva che il Regno Unito stesse pagando 350 milioni di sterline a settimana all'Ue. La Brexit ha portato a un risparmio netto per Londra di circa 9 miliardi di sterline all'anno (oltre 10 miliardi di euro), non dovendo più contribuire al bilancio dell'Ue, ma ha anche comportato obblighi finanziari legati all'accordo di recesso. Il governo ha dovuto rimpiazzare i fondi diretti che prima venivano forniti da Bruxelles, come quelli per l'agricoltura e per lo sviluppo regionale, ma ha anche deciso di rientrare nel programma Horizon, continuando a contribuire al finanziamento della ricerca scientifica europea. Nonostante tutto, il Regno Unito continua a mantenere legami finanziari con l'Ue, che potrebbero cambiare nuovamente in base alle circostanze economiche e politiche.