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Fusione magnetica, più vicini all'energia delle stelle

La fusione a confinamento magnetico, tecnologia mai sperimentata e applicata a livello industriale finora, riproduce i princìpi tramite i quali il Sole genera la propria energia, garantendone una enorme quantità a zero emissioni.

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)
09 settembre 2021 | 13.16
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Passi avanti nella ricerca tecnologica per la decarbonizzazione. In particolare nella fusione a confinamento magnetico, una potenziale fonte di energia sicura, sostenibile e inesauribile che riproduce i principi alla base della generazione dell’energia solare.

Cfs (Commonwealth Fusion Systems), società spin-out del Massachusetts Institute of Technology di cui Eni è il maggiore azionista, ha infatti condotto con successo il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva Hts (HighTemperature Superconductors). Il test ha riguardato proprio l’utilizzo di elettromagneti di nuova generazione per gestire e confinare il plasma, ovvero la miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime da fasci di onde elettromagnetiche, e ha dimostrato la possibilità di assicurare l’innesco e il controllo del processo di fusione, dimostrando l’elevata stabilità di tutti i parametri fondamentali.

La fusione a confinamento magnetico, tecnologia mai sperimentata e applicata a livello industriale finora, riproduce i princìpi tramite i quali il Sole genera la propria energia, garantendone una enorme quantità a zero emissioni. L’energia prodotta dal processo di fusione è infatti virtualmente infinita, sicura e a zero emissioni di gas climalteranti e di inquinanti: un grammo di combustibile per la fusione contiene l’energia equivalente a quella di oltre 60 barili di petrolio, senza che questo comporti il rilascio di gas serra.

La tecnologia oggetto del test rappresenta dunque un passo importante per creare le condizioni di fusione controllata e prevedere il suo impiego in futuri impianti dimostrativi con una forte riduzione dei costi di impianto, dell’energia di innesco e del mantenimento del processo di fusione. In prospettiva questo ci avvicina anche alla realizzazione di centrali che possano più facilmente essere distribuite sul territorio e connesse alla rete elettrica senza dover realizzare infrastrutture di generazione e trasporto dedicate.

Per questo studiare, progettare e realizzare macchine in grado di gestire reazioni fisiche simili a quelle che avvengono nel cuore delle stelle è il traguardo tecnologico cui tendono le più grandi eccellenze mondiali nella ricerca in ambito energetico.

Ad oggi, i risultati ottenuti con il test confermano i tempi previsti dalla roadmap di Cfs: la costruzione entro il 2025 del primo impianto sperimentale a produzione netta di energia denominato Sparc e successivamente quella del primo impianto dimostrativo Arc, il primo impianto capace di immettere energia da fusione nella rete elettrica che, secondo la tabella di marcia, sarà disponibile nel prossimo decennio.

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