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Funivia Mottarone, tre fermi. Trovato un secondo forchettone

Si tratta del gestore dell'impianto e di due dipendenti. Il procuratore di Verbania: il sistema, che disattiva i freni in caso di emergenza, è stato inserito più volte

(Vigili del Fuoco)
(Vigili del Fuoco)
26 maggio 2021 | 06.43
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Trovati un secondo 'forchettone'. Il dispositivo, che era installato nella funivia del Mottarone, era semicoperto da una centralina metallica. "Per quello che ci risulta il ‘forchettone’, che blocca il sistema frenante in caso di emergenza, è stato inserito più volte" dice il procuratore di Verbania Olimpia Bossi (VIDEO) a poche ore dal provvedimento di fermo nei confronti di tre persone - due dipendenti e il gestore dell’impianto della funivia - accusate di omicidio colposo plurimo per la tragedia del Mottarone in cui hanno perso la vita 14 persone e un bambino è rimasto ferito. "Non sono in grado di dire se in maniera costante o solo quando c'erano difetti di funzionamento: sicuramente domenica non era la prima volta, questo lo hanno ammesso".

La presenza del 'forchettone' non è riconducibile a un errore umano ma sarebbe una scelta "consapevole" dei tre fermati - due dipendenti e il gestore dell’impianto - che avrebbero scelto di sacrificare la sicurezza dei passeggeri pur di continuare a lavorare.

"In questo momento non abbiamo elementi per ritenere i due fatti collegati", ossia la rottura della fune trainante della funivia e il blocco del sistema frenante di sicurezza, "o reciprocamente collegati. Sulla fune non possiamo avanzare ipotesi: siamo sempre in attesa delle verifiche tecniche di cui parlerò con il consulente tecnico che arriverà domani" ha poi spiegato il procuratore. Se il malfunzionamento del sistema di sicurezza è imputabile ai tre fermati, "sul cavo non posso aggiungere nulla perché siamo al punto in cui stavamo ieri".

Contro i tre c’è un quadro "fortemente indiziario", ha detto ancora il procuratore capo di Verbania, che ha disposto il carcere per il gestore dell’impianto della funivia del Mottarone e due dipendenti del servizio dell’impianto, "persone che avevano un ruolo giuridico ed economico, cioè prendevano decisioni".

I tre, ha affermato ancora, "confidavano nella buona sorte" (VIDEO) e che il blocco volontario del sistema frenante di sicurezza non avrebbe mai causato un disastro come quello che domenica ha causato la morte di 14 persone.

La decisione di non rispettare le norme di sicurezza è una "scelta non di un singolo, ma condivisa e soprattutto non limitata al giorno" del disastro. Una consuetudine per "bypassare le problematiche dell’impianto che dovevano essere risolte con interventi più radicali", invece i due interventi "del 3 maggio e uno precedenti" non sono risolutivi lasciando intuire una soluzione non semplice quindi l’eventuale stop per un periodo lungo dell’impianto.

"La funivia sabato, il giorno precedente il disastro, si è fermata: posso pensare che l’episodio si inquadri in questa vicenda, ma per ora è difficile dirlo lo verificheremo chiedendo a questi tecnici perché sono stati chiamati", ha proseguito il procuratore Bossi. I tre fermati, ora nel carcere di Verbania, rispondono in concorso delle accuse tra cui omicidio colposo plurimo.


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