
Nel disegno che prevede l’eventuale riassetto di Generali, quella di Alberto Nagel, ad di Mediobanca, "è una figura che potrebbe effettivamente essere ridondante con il nuovo assetto organizzativo. Sia che la sua uscita consentirebbe la composizione di un nuovo disegno strategico, piuttosto che un suo ruolo più forte, è difficile a dirsi, ma non lo escluderei". Lo dice all'Adnkronos Michele Calcaterra, professore di Corporate Finance presso Sda Bocconi.
In un'intervista al quotidiano La Repubblica, il presidente di Prelios Fabrizio Palenzona ha affermato come, per salvaguardare l'assetto del Leone di Trieste, l'ad di Mediobanca dovrebbe essere disponibile "a un grande gesto di sacrificio", simile a quanto fece Vincenzo Maranghi, ex ad del Gruppo di Piazzetta Cuccia, che "si fece da parte" quando "vide in pericolo le Generali a condizione di salvaguardare il Leone".
"È un'idea che ha una sua logica - sottolinea Calcaterra -, poi quanto possa essere di gradimento agli azionisti non so" anche perché "la lista di Mediobanca è la soluzione più probabile per assicurare continuità" al gigante delle assicurazioni in vista dell'assemblea degli azionisti del prossimo 24 aprile. Nel disegno iniziale "l'ingresso di Mediobanca in un gruppo con una rete distributiva molto radicata, aveva una logica molto forte", poi, dovendo gestire gli equilibri tra gli azionisti "che avevano posizioni di rilevanza in altri gruppi e interessi incrociati, si è arrivati a questa soluzione di compromesso, ma più obbligata" spiega il professore.
"Non vedo un altro assetto organizzativo diverso e non so quanto i mercati possano condividerlo", perché per Alberto Nagel servirebbe "un ruolo veramente centrale che sparigli le carte, facendolo diventare il dominus di tutto quanto", conclude Calcaterra.