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Caos procure, ex procuratore Perugia De Ficchy: "Da inchiesta emerge degenerazione correntizia"

(Fotogramma)
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21 maggio 2020 | 15.21
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"L'indagine ha rivelato al grande pubblico quello che gli addetti ai lavori già sanno da anni: non sono certo una novità i problemi di degenerazione correntizia nell'Associazione nazionale magistrati che arrivano a inquinare anche gli organismi che sono influenzati dall'Anm, come il Csm". A parlare all'Adnkronos è l'ex Procuratore capo di Perugia Luigi De Ficchy, oggi in pensione, che, negli ultimi mesi della sua lunga carriera, ha dato avvio all'inchiesta che ha terremotato la magistratura romane e che vede indagato a Perugia l'ex presidente dell'Anm Luca Palamara.

Dalla Banda della Magliana all'inchiesta che ha decapitato la giunta umbra guidata da Catiuscia Marini passando per il caso Shalabayeva, De Ficchy si è occupato di indagini di primo piano e conosce a fondo il mondo della magistratura: "Influenzando il Csm si influenza tutta la catena delle nomine che poi vengono fatte a cascata, per cui i direttivi, i trasferimenti, i procedimenti disciplinari.... ", ragiona l'ex procuratore di Perugia, spiegando che, con l'attuale sistema elettorale del Csm, "l'influenza c'è, inevitabilmente".

"Il problema - chiarisce - è la degenerazione di questo modo di intendere il correntismo, che non è più una divisione tra ideologie, tra idee differenti su come portare avanti la giurisdizione ma diventa solo un modo per appartenere a un gruppo che ti tutela nell'ambito della tua carriera. E' questo il filo che è necessario spezzare. Come? Cambiando il sistema elettorale".

"Occorre fare in modo che questa appartenenza all'associazione, e alle correnti dell'associazione - spiega De Ficchy -, non rifluisca in nessun modo nelle elezioni degli organi istituzionali. E penso sia al Csm sia al Consiglio giudiziario, che è importante in sede locale perché redige i pareri che riguardano trasferimenti, direttivi, procedimenti disciplinari e così via".

L'ex procuratore di Perugia non ha dubbi: "Il legame si spezza con una nuova legge elettorale. L'unico modo a mio avviso è un'iniziale sorteggio tra tutti i magistrati che abbiano le caratteristiche per partecipare - presi in tutta Italia, in tutte le correnti o anche fuori dalle correnti - per poi selezionare 100 o 200 nomi e tra questi fare le elezioni".

"Questo sistema salverebbe il dettato costituzionale, perché consentirebbe di fare vere e proprie elezioni e al contempo impedirebbe di fare una carriera associativa finalizzata a entrare negli organismi istituzionali".

"E' vero - ammette De Ficchy - quando ho cominciato l'inchiesta che vede coinvolto Palamara non mi aspettavo tutto questo: l'ho iniziata su un fatto specifico, poi man mano è uscito fuori tutto quello che ora sanno tutti e che però i magistrati sapevano già da prima. Perché di degenerazione correntizia se ne discute da anni, se ne parla a ogni congresso, ma nessuno ha mai pensato a mettere uno stop, a cercare un grimaldello per risolvere questo problema. Tutti lo sappiamo ma nessuno si attiva per cambiare qualche cosa. In realtà, dunque, ribadisco, l'inchiesta di Perugia non ha fatto altro che rivelare al grande pubblico quello che i magistrati e gli addetti ai lavori già sanno".

Quanto alle ultime intercettazioni pubblicate dell'inchiesta Palamara (relative a chat tra magistrati in cui tra l'altro si diceva che Salvini va attaccato anche se sui migranti non stava facendo niente di sbagliato) De Ficchy non vuole entrare nel merito dell'inchiesta. Si limita a dire che "tra i doveri del magistrato c'è quello della continenza, di osservare le stringenti regole deontologiche che peraltro abbiamo. Anche nel nostro privato dobbiamo mantenere un comportamento particolare, vista la funzione delicatissima che svolgiamo. Nessuno deve essere offeso, specialmente in una situazione in cui domani potremmo avere un'indagine che riguarda direttamente o indirettamente queste persone".

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