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Consulta: "Non c'è diritto speciale in tempi eccezionali"

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28 aprile 2020 | 11.20
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(di Enzo Bonaiuto) - Anche in piena fase di emergenza da coronavirus, il sistema istituzionale e giuridico resta quello previsto dalla Costituzione, nella quale non c'è spazio per alcun diritto speciale in tempi speciali. Semmai, la crisi si contrasta rafforzando ancora di più la collaborazione e il coordinamento fra le varie istituzioni, dal Parlamento al Governo, dalle Regioni alla magistratura. E' questo il messaggio fondamentale che filtra dalla relazione annuale della presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia.

"La piena attuazione della Costituzione - si legge in un passo centrale del documento - richiede un impegno corale, con l’attiva e leale collaborazione di tutte le istituzioni, compresi Parlamento, Governo, Regioni, Giudici. Questa cooperazione è anche la chiave per affrontare l’emergenza".

Infatti, sottolinea la presidente della Consulta, "la Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali; e ciò per una scelta consapevole. Ma offre la bussola anche per 'navigare per l’alto mare aperto' nei tempi di crisi, a cominciare proprio dalla leale collaborazione fra le istituzioni, che è la proiezione istituzionale della solidarietà tra i cittadini".

La presidente ricorda che "la Repubblica italiana ha attraversato varie situazioni di emergenza e di crisi, dagli anni della lotta armata a quelli più recenti della crisi economica e finanziaria, tutti affrontati senza mai sospendere l’ordine costituzionale, ma ravvisando al suo interno gli strumenti idonei a modulare i principi costituzionali in base alle specifiche contingenze. Necessità, proporzionalità, bilanciamento, giustiziabilità e temporaneità sono i criteri con cui, secondo la giurisprudenza costituzionale, in ogni tempo deve attuarsi la tutela sistemica e non frazionata dei principi e dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, ponderando la tutela di ciascuno di essi con i relativi limiti".

Per la presidente della Consulta, "anche nel tempo presente" in piena fase di emergenza per la pandemia da coronavirus, "ancora una volta è la Costituzione così com’è, con il suo equilibrato complesso di principi, poteri, limiti e garanzie, diritti, doveri e responsabilità, a offrire alle istituzioni e ai cittadini la bussola necessaria a navigare nell’emergenza e del dopo-emergenza che ci attende. L’intera Repubblica e tutte le sue istituzioni, politiche e giurisdizionali, statali e regionali e locali, stanno indefessamente lavorando nella cornice europea per il comune obiettivo di servire al meglio le esigenze dei singoli cittadini e dell’intera comunità. Nella società civile sono ovunque fiorite iniziative spontanee di solidarietà".

Cartabia evidenzia che la collaborazione fra Stato centrale e Regioni è indispensabile per una corretta vita istituzionale, ma talora risulta assente oppure quanto meno tardiva. "Sul piano dei rapporti Stato-Regioni, occorre prendere atto che in un numero significativo di casi, specie in ambito finanziario, la Corte richiama le parti al rispetto di una leale collaborazione istituzionale", si ribadisce.

Ma "a volte - osserva criticamente Cartabia - tale collaborazione manca, altre volte arriva troppo tardi: molti giudizi di legittimità in via principale, portati all’esame della Corte costituzionale dallo Stato o dalle Regioni, si risolvono con la cessazione della materia del contendere o l’estinzione del giudizio, in seguito a modifiche apportate alla normativa impugnata durante la pendenza del giudizio, spesso all’esito di negoziazioni tra Stato e Regioni. Ciò - ricorda - è accaduto ben 35 volte nel 2019".

La Consulta "non può che rallegrarsi se, dopo che è sorta una controversia tra Stato e Regioni, si riesce a trovare una composizione politica dell’antinomia, in nome della collaborazione mancata in precedenza. Tuttavia - sottolinea Cartabia - questo sistema presenta alcune disfunzioni: il giudizio davanti alla Corte costituzionale finisce per essere utilizzato come uno strumento di pressione in vista di ulteriori valutazioni ed eventuali accordi, con un inutile cospicuo investimento di tempo, energie e risorse" da parte della Consulta.

Sottolinea la presidente della Consulta: "Nelle istituzioni, nella politica, nella vita quotidiana della società, nei mezzi di informazione, i momenti di emergenza richiedono un sovrappiù di responsabilità ad ogni autorità e in particolare agli operatori dell’informazione, che svolgono un ruolo decisivo per la vita sociale e democratica".

In un tale frangente, osserva, se c’è un principio costituzionale che merita particolare enfasi e particolare attenzione è proprio quello della leale collaborazione, il risvolto istituzionale della solidarietà, su cui anche la giurisprudenza della Corte costituzionale non si stanca di ritornare, affinché l’azione e le energie di tutta la comunità nazionale convergano verso un unico, condiviso obiettivo", conclude Cartabia.

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