Ospite in studio a 'Non è l'arena': "Quello che ci dovevamo dire ce lo siamo detti in 14 mesi di governo". E aggiunge: "Sarebbe stato ancora ministro senza quel mojito"
Luigi Di Maio esclude un confronto con Matteo Salvini come quello in tv del 15 ottobre tra l'ex ministro dell'Interno e Matteo Renzi. "In generale so di altri confronti in altri studi - dice il leader del M5S e ministro degli Esteri a "Non è l'arena" di Massimo Giletti, che gli chiede se sarebbe disposto ad un faccia a faccia - Quello che ci dovevamo dire ce lo siamo detti in 14 mesi di governo". "Per quanto mi riguarda - continua Di Maio, precisando che con Salvini "non si sono più sentiti" - quando una persona dà la parola e la tradisce, finisce lì".
Di Maio: "Salvini era ancora ministro senza quel mojito"
SALARIO MINIMO E IVA - Nella legge di bilancio che il governo dovrà fare entro dicembre, spiega Di Maio, "inseriremo il salario minimo per eliminare gli stipendi da 2-3 euro l'ora, che sono illegali". Per quanto riguarda "l'Iva", Di Maio, "non può aumentare, né nell'aliquota minima, né nell'intermedia, né in quelle più alte".
TAGLIO PARLAMENTARI - "Lunedì 7 ottobre il Parlamento italiano taglierà per sempre 350 poltrone da parlamentari, 350 privilegi e stipendi in meno, che i cittadini non dovranno votare mai più". "Prima tagliamo le poltrone, poi rimoduliamo tutto il resto", la legge elettorale. "Il tema è la prova dei fatti. Se il 7 tagliamo i parlamentari, sarà la prima prova di fiducia, se non aumenta l'Iva sarà la seconda prova di fiducia" risponde alla domanda di Giletti che gli chiedeva se si fidi del Pd.
IUS CULTURAE - "Io credo che oggi non sia la priorità" ha detto Di Maio a proposito della legge sullo ius culturae. "Ragioniamo un attimo, voglio essere molto chiaro - ha detto - Il governo ha delle priorità, il 7 ottobre il taglio dei parlamentari, entro il 31 dicembre la riforma della giustizia, poi la legge di bilancio, nella quale si decidono le tasse degli italiani, che non aumenteremo, e il salario minimo".
LIBIA - In Libia "c'è una guerra civile in atto, che è una conseguenza dello scellerato bombardamento del 2011, che non si doveva fare". E' quanto ha detto Di Maio sostenendo la necessità di coinvolgere negli sforzi di pacificazione Paesi come Tunisia, Algeria, Egitto, Turchia. Alla conferenza di Berlino di ottobre "per dare il massimo respiro possibile, coinvolgiamo quelli che quando parlano con i libici non hanno interessi economici in Libia", ha sottolineato.
MIGRANTI - "Entro la fine della settimana emetterò dei provvedimenti per accelerare i rimpatri" conclude Di Maio.