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Pd, Cuperlo lancia SinistraDem: "Nessuna scissione, facciamo il 'Leopoldo'"

L'ala sinistra del Partito democratico si riunisce a Bologna: "Non è una corrente, è campo aperto". Tema centrale il Jobs act, Fassina: "Senza cambiamenti significativi non è votabile" e Landini li sprona: "È il momento della responsabilità e della coerenza"

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04 ottobre 2014 | 18.21
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"Ho visto che c'è un hotel Leopoldo e solo l'idea che noi organizziamo 'il Leopoldo' mi sembra una cosa straordinariamente carina". Gianni Cuperlo apre con una battuta a Bologna l'assemblea nazionale di SinistraDem, l'ala sinistra dal Pd facendo il verso alla convention fiorentina all'ex stazione 'Leopolda' che ha lanciato la scalata di Matteo Renzi verso la leadership Pd e le porte di Palazzo Chigi. SinistraDem, chiarisce Cuperlo è un'associazione "che non è una corrente o una componente del Pd, è qualcosa che rivolgiamo a tutti, lo abbiamo infatti chiamato 'Campo aperto'".

Quindi anticipa che SinistraDem proseguirà i suoi incontri, in particolare una due giorni, da tenersi intorno a febbraio, per "parlare del partito". Gremita la tensostruttura del parco Cevenini. In platea, tra gli altri anche Sergio Cofferati, Stefano Fassina e il leader della Fiom Maurizio Landini che dal palco è tornato a criticare duramente la riforma del lavoro e a difendere l'articolo 18.

E' proprio il Jobs act, infatti, il tema più caldo. Cuperlo si mostra ottimista: "Giudico un fatto molto positivo la convocazione dei sindacati a Palazzo Chigi, parlarsi tra governo e parti sociali è fondamentale". E auspica "che dal Parlamento esca una buona riforma perché è assolutamente necessario riformare il mercato del lavoro".

Più duro Fassina per il quale l'attuale proposta di riforma del lavoro "senza cambiamenti significativi non è votabile: resto fedele al mandato che gli elettori ci hanno dato per portarci in parlamento", dice chiaro. Per l'ex viceministro dell'economia, bisogna però "portare avanti punti di vista e proposte per aiutare il Pd e il governo a fare le scelte giuste, ed è evidente - aggiunge - che abbiamo grandi preoccupazioni perché la direzione imboccata sul lavoro va in direzione opposta, aggrava la precarietà, aggrava la recessione".

Stessa linea per Cofferati che giudica come "un'idea regressiva del lavoro" inteso sostanzialmente solo in termini di reddito, dimenticando invece "il suo valore sociale", quella proposta nella riforma del governo. E ricordando la manifestazione di 12 anni fa, quando da segretario della Cgil portò in piazza tre milioni di lavoratori contro l'abolizione dell'articolo 18 all'epoca voluta dal governo di Silvio Berlusconi, avverte: "Era una manifestazione a difesa di una norma ma contro un governo di centrodestra, quelli che manifesteranno oggi lo faranno per la difesa di quella stessa norma, ma criticamente verso un governo di centrosinistra, quella che ci aspetta è una cosa diversa da allora e molto più difficile".

Ma è il leader della Fiom Landini a scuotere la sinistra del Pd lanciando un messaggio chiaro: "Penso sia il momento della responsabilità, del sentirmi dire che c'é solidarietà in questo momento me ne faccio il giusto. È il momento dell'azione: penso che quando si dice una cosa la si deve fare. È il momento della coerenza". Alla prova del voto sulla riforma del lavoro proposta dal governo, ribadisce Landini, i parlamentari "dovrebbero usare la testa: continuare a dire che le cose non vanno e poi accompagnare questi provvedimenti, è come quando Cgil, Cisl e Uil dissero che la riforma Fornero sulle pensioni non andava bene, poi abbiamo fatto tre ore di sciopero. Abbiamo fatto una cavolata e la gente ancora ci dice che non abbiamo fatto niente per le pensioni".

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