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Coronavirus, studio: "Persone con gruppo sanguigno A più vulnerabili"

L'indagine condotta su oltre duemila pazienti nelle regioni di Wuhan e Shenzen

(Afp)
(Afp)
19 marzo 2020 | 12.07
LETTURA: 2 minuti

Risultati di un nuovo studio preliminare in Cina hanno evidenziato che le persone con gruppo sanguigno A potrebbero essere più vulnerabili al coronavirus, mentre coloro che hanno il sangue di tipo O sarebbero più resistenti alla malattia.

L'indagine, spiega il South China Morning Post, è stata condotta in due ospedali di Wuhan, il luogo di origine dell'epidemia, e in un ospedale a Shenzhen, in Cina. Sono stati confrontati i tipi di sangue di 2.173 pazienti, che sono risultati positivi per COVID-19, con più di 3.694 abitanti sani di Wuhan.

"Un totale di 1.775 pazienti con COVID-19, di cui 206 deceduti, dal Wuhan Jinyintan Hospital, Wuhan, Cina sono stati reclutati. Altri 113 e 285 pazienti con COVID-19 sono stati reclutati rispettivamente presso l'Ospedale Renmin dell'Università di Wuhan e l'Ospedale del Terzo Popolo di Shenzhen", si legge nello studio.

Dai dati emerge che tra i pazienti studiati al Wuhan Jinyintan Hospital, il 37,75% dei contagiati ha il gruppo A e il 9,10% il gruppo O. Tra i 206 pazienti deceduti a seguito del virus, il 41,26% aveva il sangue di tipo A. Mentre solo circa il 25% dei decessi erano di persone con sangue di tipo O.

Secondo i ricercatori guidati da Wang Xinghuan, ciò significa che "le persone con il gruppo sanguigno A potrebbero aver bisogno di una protezione personale particolarmente rafforzata per ridurre le possibilità di infezione, nonché una sorveglianza più vigile e un trattamento aggressivo".

Nonostante questi dati, il dottor Gao Yingdai, ricercatore nella città di Tianjin, ha dichiarato che "se sei di tipo A, non è necessario farsi prendere dal panico. Ciò non significa che sarai infettato al 100 percento. E se sei di tipo 0, non significa nemmeno che sei assolutamente al sicuro. Devi sempre lavarti le mani e seguire le linee guida emesse dalle autorità”. Xinghuan ha inoltre spiegato che lo studio, i cui dati sono stati pubblicati nel database online Medrxiv, è solo "preliminare" e che occorre fare ulteriori ricerche prima di poter confermare i risultati.

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