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Libia, conferenza rinviata

L'inviato Onu Salamé ha annunciato il rinvio a causa dei combattimenti in atto da giovedì nella zona a sud di Tripoli, dopo l'offensiva lanciata dal generale Haftar

(AFP)
(AFP)
09 aprile 2019 | 07.22
LETTURA: 4 minuti

L'inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamé, ha annunciato il rinvio della conferenza nazionale libica in programma dal 14 al 16 aprile a Ghadames. Il diplomatico libanese ha motivato il rinvio con i combattimenti che da giovedì scorso hanno interessato la zona a sud di Tripoli a seguito dell'offensiva lanciata contro la capitale dalle forze del generale Khalifa Haftar.

Salamé ha sottolineato di essere "più che mai determinato a tenere la conferenza appena possibile". Ma "non possiamo permetterci di rovinare questa storica opportunità" e nello stesso tempo "non possiamo chiedere agli invitati di partecipare alla conferenza mentre l'artiglieria spara e vengono effettuati raid" ha proseguito il diplomatico, secondo il quale al momento non è possibile garantire le condizioni di sicurezza "di tutti coloro che hanno accolto l'invito".

Intanto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è tornato a chiedere la "fine immediata" delle operazioni militari. Secondo quanto si legge in una nota del portavoce, Stephane Dujarric, Guterres ha esortato ad una de-escalation per "prevenire una guerra totale" tra le forze del generale Haftar e quelle del consiglio presidenziale di Tripoli. Il numero uno del Palazzo di Vetro - che proprio la settimana scorsa era stato in missione in Libia, prima da Serraj e poi da Haftar a Bengasi - ha ribadito che "non c'è una soluzione militare al conflitto" e ha rivolto un appello a "tutte le parti perché si impegnino a un dialogo immediato per raggiungere una soluzione politica".

Anche l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, fa appello alle forze che sostengono il governo di concordia nazionale di Tripoli e a quelle capeggiate dal generale a "evitare ulteriori violenze" nel Paese. L'attacco contro l'aeroporto di Mitiga, a Tripoli, ha ricordato come sia un "imperativo che tutte le parti rispettino il diritto umanitario internazionale e adottino tutte le misure possibili per proteggere i civili e le infrastrutture civili, scuole, carceri e ospedali compresi". Bachelet ha chiesto in particolare protezione per i civili "vulnerabili, compresi rifugiati e migranti, molti dei quali sono già trattenuti in condizioni orribili".

AMBASCIATORE - La comunità internazionale "ha lasciato il popolo libico da solo": è questa la denuncia che arriva all'AdnKronos dall'Ambasciatore libico a Roma, Omar Taruni, secondo cui "solo dopo cinque giorni di guerra qualche Paese ha cominciato a dire apertamente al generale Khalifa Haftar di fermare le operazioni militari".

"Non ci aspettavamo questo silenzio - fanno eco fonti del governo di accordo nazionale - La comunità internazionale si deve assumere le sue responsabilità e dire alle parti in lotta che devono proteggere la popolazione civile".

GLI SCONTRI - Lunedì le forze guidate da Haftar hanno bombardato l'aeroporto di Mitiga, l'unico funzionante del Paese. Un attacco più che altro dimostrativo, che mirava a creare confusione, ma in un certo senso "anche a inviare un messaggio alla milizia salafita Kara, schierata a presidio della struttura, che Haftar sperava avrebbe saltato il fosso", hanno sottolineato fonti libiche.

Intanto, il premier Giuseppe Conte ha avuto un colloquio telefonico con Serraj: a quanto apprende l'Adnkronos, hanno discusso della situazione e il premier ha ribadito il no alla violenza e ha fatto appello alla fine del conflitto e alla ripresa del dialogo politico tra le parti per arrivare alla stabilizzazione del Paese.

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