Il caso del palazzo di Budapest e la controversia tra Ior e finanziere Matta
Non preoccupa il 'nuovo' Ior il sequestro richiesto dal fondo lussemburghese Optimum Evolution Found Sif e dalla Sicav maltese Futura Fund Sicav plc di Alberto Matta. Anzi, dalle parti della banca vaticana - che non ne ha ancora ricevuto la notifica e ne ha appreso l'esistenza da fonti giornalistiche - lo ritengono "l'ennesimo espediente" di Optimum e Futura per tentare di rassicurare i propri investitori istituzionali sul giudizio in corso a Malta contro di loro.
Il caso del palazzo di Budapest e la controversia tra Ior e finanziere Matta
E' stato lo Ior infatti a trascinare in Tribunale Optimum, Futura e i suoi gestori, Alberto Matta e Girolamo Stabile, sin dal 2014 in base a documenti che, in Vaticano, ritengono "prove schiaccianti dell'illecita distrazione di quasi 12 milioni di euro" dal fondo in cui gli stessi gestori avevano investito i denari dello Ior.
Sentita al riguardo dall'Adnkronos, la banca vaticana chiarisce come nessuna transazione viene reputata possibile, e che l’unica sede nella quale discutere è quella pubblica e giudiziaria “perché lo Ior mira all’accertamento delle responsabilità dei soggetti coinvolti, senza guardare in faccia a nessuno”. Allo Ior, poi, confidano nell’accoglimento delle proprie domande “che del resto – sottolineano le fonti – sono state riconosciute valide, almeno prima facie, ogni volta che la Corte di Malta si è pronunciata nel merito”. Come quando, nel 2019 e nel 2020, la Corte ha vietato a Futura di vendere l'asset del fondo, il palazzo della Borsa di Budapest, senza il consenso della Corte o dello stesso Ior.
Dal momento in cui si è insediata la nuova gestione, lo Ior, avendo ravvisato "alcune gravi anomalie", ha bloccato qualsiasi ulteriore investimento nel fondo di Matta e lo ha citato in giudizio a Malta insieme all'altro gestore apicale Girolamo Stabile e ai fondi e le società di gestione Futura e Optimum tramite cui era stato effettuato l'investimento per ottenere il risarcimento del danno.
Lo Ior ha accusato i convenuti di avere illecitamente distratto a favore di società anonime con sede in giurisdizioni off shore oltre 11 milioni di euro dal fondo Futura Funds Sicav-Kappa. Si tratta del primo caso in cui lo Ior ha avviato un giudizio fuori dalla Città dello Stato Vaticano contro gestori di fondi.
A loro volta i convenuti hanno accusato lo Ior di non avere investito ulteriori 24 milioni di euro nel fondo in conformità a impegni assunti da Matta e hanno chiesto alla Corte di condannarlo a investire tali somme a risarcire i danni. Da qui la richiesta di preservare con un sequestro il credito risarcitorio.
Proprio in riferimento al sequestro di Malta, spicca l’azione civile risarcitoria per mala gestio intrapresa dallo Ior contro l'ex direttore generale dell'Istituto Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli, condannati nel 2018 a risarcire oltre 47 milioni di euro per i danni subiti dalla banca a fronte di operazioni ritenute “illecite” e ingiustificate, per la gran parte realizzate tramite investimenti proprio nel fondo lussemburghese Optimum Evolution Found Sif e nella Sicav maltese Futura Fund Sicav plc di Matta. Una sentenza storica: è stata la prima volta che un ente vaticano ha citato in giudizio i suoi amministratori ed è stata la prima volta che la magistratura vaticana ne ha riconosciuto la responsabilità.
D'altra parte è proprio denunciando sospette o acclarate irregolarità e stringendo patti con i maggiori partner finanziari mondiali, che lo Ior è divenuto uno dei motori di attuazione delle riforme finanziarie degli ultimi due pontefici.
La stagione di profonde riforme portata a compimento dall'Istituto ha definitivamente cancellato il cliché di una spregiudicata banca d’affari vaticana: è dall’interno del “nuovo Ior” che dal 2014 parte un’opera di pulizia senza precedenti, di trasparenza assoluta, seguendo alla lettera le indicazioni del Pontefice sul fronte della lotta agli sprechi e alla corruzione.
Ed è seguendo queste linee che lo Ior di ultima generazione ha esaminato varie attività ereditate dalle precedenti gestioni dell’Istituto che presentavano elementi di anomalia, accertando e denunciando la commissione di gravi illeciti ai danni dello stesso Ior. Un'attività poi culminata nell’avvio di varie iniziative giudiziarie, in Vaticano e all’estero, che appaiono eclatanti sotto più punti di vista anche perché costituiscono una prima assoluta per l‘Istituto per le Opere di Religiose e per le istituzioni dello Stato della Città del Vaticano.
Tra queste, oltre alle citate cause per mala gestio contro Cipriani e Tulli e la causa maltese contro Matta, Stabile e le società Futura e Optimum, occorre ricordare il giudizio penale pendente per peculato, riciclaggio e auto-riciclaggio a carico degli ex presidente e direttore generale dello Ior, Angelo Caloia e Lelio Scaletti (nel frattempo deceduto) nonché dell’ex avvocato dello Istituto, Gabriele Liuzzo, tutti accusati di essersi appropriati, tra il 2001 e il 2008, di parte del ricavato della svendita (spesso anche al di sotto del valore catastale) di oltre il 70% del patrimonio immobiliare dello Ior (e delle sue controllate italiane). Fatti in cui è stato coinvolto anche il figlio di Gabriele Liuzzo, Lamberto, al quale il promotore di Giustizia Vaticano ha contestato il riciclaggio, chiedendone la condanna a 6 anni di reclusione. Si tratta del primo processo di questo genere nella storia giudiziaria dello Stato Vaticano, un processo dal doppio valore simbolico se si considera l’importanza del ruolo già ricoperto dagli imputati e il fatto che il dibattimento - la cui sentenza è prevista per il 21 gennaio - è nato proprio dalle denunce dello Ior.