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Covid, Garattini: "Ci facciano vedere dati su vaccino Pfizer"

Il fondatore dell'Istituto Mario Negri: "Non siamo attrezzati per conservarlo a meno 80 gradi e questo complica le cose"

Silvio Garattini (Fotogramma)
Silvio Garattini (Fotogramma)
10 novembre 2020 | 09.50
LETTURA: 2 minuti

"Siamo tutti in attesa del vaccino. Ma prima di fare festa servono dati e risposte precise se vogliamo conquistare la fiducia della popolazione". Sull'annuncio della Pfizer ci va cauto Silvio Garattini, 91 anni, presidente e fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, intervistato sulla 'Repubblica'. "Partiamo da un presupposto: in questo momento c'è una gara tra le industrie farmaceutiche. Una corsa a chi arriva primo sotto gli occhi di tutti". Ma "se non abbiamo risposte certe e concrete, si rischia di creare una falsa impressione nella popolazione, rafforzata dai negazionisti, ossia che si stia accelerando troppo e che questi risultati non siano degni di fiducia, casa che dobbiamo conquistare o si rischia che i vaccini non vengano accettati".

Quali sono i nodi cruciali che ancora hanno un punto interrogativo davanti? "Prima cosa: parlano di una percentuale di protezione molto alta, addirittura del 90%. Se fosse così saremmo contentissimi. Ma sono dati definitivi o parziali? E poi, chi è stato esattamente trattato? La popolazione era giovane e sana? E quanti sono gli anziani testati e quelli con patologie gravi? Non lo sappiamo. Ed è noto che i vaccini hanno meno efficacia in questa categoria di persone perché con meno risposte immunitarie rispetto ai giovani". Ipotizziamo che sia davvero efficace. Il metodo usato è l'Rna messaggero: per il coronavirus sarebbe il primissimo vaccino al mondo prodotto in questa maniera, da conservare a meno ottanta gradi. Siamo attrezzati per farlo? "No che non lo siamo ed è chiaro che questo ritardo complica le cose".

"Non possiamo pensare di improvvisare come si fa abitualmente nel nostro Paese. Non siamo nemmeno riusciti a far partire la campagna antinfluenzale". Si riferisce alla situazione lombarda? "Qui in Lombardia sono ancora troppo pochi i cittadini che hanno la possibilità di sottoporsi al siero. Ma se uno parla e poi li ordina in ritardo, il risultato è questo. Tornando alla conservazione sottozero, parliamo di freezer presenti in molti laboratori di ricerca. Non sarebbero però sufficienti con numeri così grandi". Quindi, cosa si dovrebbe fare? "Dobbiamo muoverci per tempo. Così come bisogna lavorare con grande anticipo sull'elenco delle fasce a cui il vaccino va somministrato per primo".

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