La rabbia di mons. Olivero: "Impossibile che non abbiano conosciuto alcun infettato. Si irridono i morti, vergognosa insensibilità verso una tragedia"
di Elena Davolio
"Siamo un Paese democratico e in democrazia non si vieta nemmeno la stupidaggine ma se i negazionisti si presentano senza mascherina e fanno assembramenti vanno bloccati". Monsignor Derio Olivero, il vescovo di Pinerolo che, contagiato dal coronavirus e poi intubato ha visto letteralmente la morte in faccia, a poche ore dalla manifestazione a Roma dei movimenti 'no mask', dà voce con l’Adnkronos a rabbia, sdegno e incredulità.
"E’ una cosa squallida e lo sarebbe anche se fossimo già certi di avere sconfitto il virus, cosa che purtroppo non è. E’ squallido fare una manifestazione di questo tipo che è quasi irridente verso i morti, a quanti hanno sofferto, a tutti quelli che hanno lavorato come matti per debellare il coronavirus, lo è anche nei confronti chi ha perso lavoro, chiuso attività. Come si fa a negare una tragedia? E essere vergognosamente insensibili?", denuncia il vescovo che ha vissuto due mesi di ricovero ospedaliero e ha dovuto fare una lunghissima fisioterapia per recuperare le forze.
Alla manifestazione aderiscono tanti contrari all’uso della mascherina. "Se si è imprudenti, si causano ulteriori guai. Un altro lockdown per il mondo intero sarebbe drammatico. Questa è gente che non rispetta le norme, gli altri. La mascherina, forse non lo sanno, è per proteggere gli altri , non noi. E’ un principio di civiltà su cui non si può transigere. Insensibili e incivili dunque. Tutto questo fa rabbia", dice.
"Noi se facciamo una processione senza mascherina saremmo bloccati, il principio valga anche per loro - dice il vescovo di Pinerolo -. Si può impedire che la facciano se non c’è il rispetto delle norme".
Le considerazioni del presule, che ha combattuto una travagliata battaglia contro il Covid, sono amare: "Questa manifestazione credo ci dia il polso di quanto ormai siamo diventati opinionisti, per cui ogni opinione è elevata a verità. Questo è un cancro da debellare. Bisogna essere più seri sulla verità, a maggior ragione sul senso della vita".
C’è poi una questione non secondaria che il vescovo Olivero rilancia a quanti si preparano a manifestare: "Resto esterrefatto perché trovo strano che tra quelli non ci sia qualcuno che non abbia avuto un parente, un amico, un conoscente, un collega di lavoro che non sia stato infettato. Oltre a fare i negazionisti sono anche in mala coscienza. E allora dico loro: vergognatevi! Si faccia avanti uno che non ha conosciuto nessun malato".