"Faccio chiarezza, non sono un virologo. Faccio outing". Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia di Padova, interviene così a Un giorno da pecora. "Mi hanno attribuito questa qualifica, colgo l'occasione per smentire. Come si diventa virologo? E' una branca della microbiologia, che comprende batteri, virus e parassiti. Quando mi chiamavano virologo, mi sentivo un po' a disagio. Il mio campo di competenza è il controllo delle malattie invettive", dice. "Le definizioni dei giornali? Mi accontento di aver dato un piccolo contributo per far morire meno persone". "Io ho avuto il virus? No. Faccio una piccola confessione, durante il periodo più acuto dell'epidemia avevo una bellissima sensazione: mi svegliavo la mattina e mi sentivo bene. Vedevo persone che stavano male, ho avuto un po' d'ansia, inutile negarlo. I medici sono un po' ipocrondriaci e mi ci metto anche io". Crisanti è diventata una figura di riferimento nella pandemia. "Non rivedo le mie interviste. Non ho Twitter, non ho Facebook, non ho Instagram. Fino a 15 anni fa avevamo in casa una piccola tv in bianco e nero. L'abbiamo comprata quando vivevamo in Inghilterra e dalla scuola ci chiamarono per dire che mio figlio non conosceva il nome della regina... A quel punto...", racconta. "Sono diventato un personaggio? Mi hanno chiesto un selfie un paio di volte e l'ho fatto volentieri. Se ho un agente? Ma state scherzando?!...".