L'intercettazione: "Nessuno è disposto a fare una cosa di questa... i tempi sono diversi"
Auspicava una "nuova guerra di mafia" il boss Francesco Domingo, arrestato all'alba di oggi dai Carabinieri, nell'operazione che ha colpito il feudo del latitante Matteo Messina Denaro. In una conversazione con un interlocutore, Sebastiano Stabile, Domingo commentava degli arresti appena avvenuti. I due "rivelavano l'esistenza di forti contrasti all'interno della famiglia tanto che gli arrestati venivano definiti come loro "nemici" che, secondo Domingo, "avrebbero addirittura meritato la morte", come scrive il gip nell'ordinanza di custodia.
Domingo, in particolare, "riteneva Mariano Saracino appartenente alla fazione della famiglia mafiosa che, nel corso della prima guerra di mafia, aveva appoggiato i corleonesi. Tale circostanza - dice il gip - era ancora fortemente sofferta dal Domingo, la cui famiglia si era invece schierata dalla parte opposta e, per questo motivo, suo zio era stato ucciso e suo padre "posato". Nella conversazione con Stabile, i due in più passaggi auspicavano una nuova guerra, benché non ci fosse "più nessuno disposto a fare una cosa di questa... i tempi sono diversi".
Domingo: "Allora piglia e c'è stato l'abbuccamento (il voltafaccia ndr), perché minchia noialtri dove andavamo si potevano levare tutti il cappello! Loro hanno preso il paese e gliel'hanno dato agli estranei! E non glielo ridanno più al paesano!". E Stabile replica: "deve succedere un'altra guerra, tra altri cento anni...". Domingo replica: "E non c'è... e non c'è più... più nessuno disposto a fare una cosa di questa". Stabile risponde: "Sì, perché ognuno è disgustato". E Domingo dice: "I tempi sono diversi".