di Assunta Cassiano e Daniele Dell’Aglio
Una vita dedicata alla lotta alle mafie, da Palermo a Reggio Calabria, fino alle più recenti inchieste che hanno coinvolto la capitale. Una vita che da più di 20 anni vive sotto scorta. Romano di origini siciliane, Michele Prestipino, sessantadue anni, è nato nella capitale il 27 settembre 1957. In magistratura dal 1984, ha svolto il suo primo incarico nella Pretura di Avezzano dove è rimasto fino al 1992 passando all’Aquila come magistrato di sorveglianza. Un passaggio cruciale della sua carriera è rappresentato da Palermo dove è arrivato nel 1996 e dove le indagini condotte da sostituto procuratore della Dda insieme alla collega Marzia Sabella e al procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone hanno portato l’11 aprile del 2006 alla cattura di Bernando Provenzano, interrompendo una latitanza durata più di 40 anni.
Sempre dalla Dda palermitana ha seguito indagini sulle connessioni tra mafia, politica e sanità fino a quella, con l’allora procuratore capo Pietro Grasso, sullo scandalo delle ‘talpe’ in Procura. Da novembre del 2008 è procuratore aggiunto a Reggio Calabria dove indaga sulla struttura della ’ndrangheta calabrese e sulle sue ramificazioni economiche nel Nord Italia. Un lavoro che lo vede nell’inchiesta "Crimine" lavorare nuovamente al fianco di Pignatone, di Nicola Gratteri, all’epoca procuratore aggiunto a Reggio Calabria, e dei sostituti Maria Luisa Miranda, Antonio De Bernardo e Giovanni Musarò, ora anche lui nella Dda di Roma.
Da novembre 2013 svolge le funzioni di procuratore aggiunto a Roma coordinando la direzione distrettuale antimafia. Qui, lavorando nuovamente al fianco di Pignatone e con Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli e’ uno dei pm dell’inchiesta ‘Mafia Capitale’.
Le indagini avviate sotto la sua direzione svelano le proiezioni di cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra a Roma come nel Lazio dove queste collaborano con le mafie autoctone da Latina fino a Viterbo. E sulla capitale il lavoro portato avanti da Prestipino e dal suo pool insieme a carabinieri, polizia e guardia di finanza ha permesso di arrivare alle condanne dei clan storici, con il riconoscimento del 416bis, l’associazione per delinquere di stampo mafioso.
Dalle condanne per quasi 150 anni di carcere nel maxi processo al clan Spada, nato dall’operazione ‘Eclissi’, dove e’ stato sancita l’esistenza della mafia a Ostia a quelle gia’ divenute definitive per il clan Fasciani con la sentenza della Cassazione che ne ha cristallizzato la matrice mafiosa, fino alla piu’ recente, in ordine di tempo, conferma dei supremi giudici del 416bis nel processo ‘Camorra Capitale‘ per il gruppo attivo nella zona Sud-Est della capitale, i cosiddetti 'napoletani della Tuscolana' agli ordini di Domenico Pagnozzi, detto ‘Mimì ’o professore’, già legato al boss Michele Senese.
Con Prestipino e il pm Giovanni Musarò scatta poi l’indagine ‘Gramigna’ che porta al maxiprocesso in corso a Roma al clan dei Casamonica: oltre quaranta imputati con accuse che vanno dall'associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, l'usura e detenzione illegale di armi.
Tanti i gruppi attivi nel traffico di droga nelle grandi piazze di spaccio della capitale, colpiti con le inchieste della Dda di Prestipino: dagli arresti del clan Cordaro alla piu’ recente inchiesta ‘Grande Raccordo Criminale’ che ha portato a smantellare un gruppo di narcotrafficanti con a capo Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, poi ucciso il 7 agosto al Parco degli Acquedotti, e il suo braccio destro, il broker Fabrizio Fabietti.
Con l’addio alla Procura di Roma lo scorso maggio per raggiunti limiti d’eta’ di Giuseppe Pignatone (ora alla guida del tribunale vaticano) Prestipino ha assunto l’incarico di facente funzioni dell’ufficio requirente che conta novanta sostituti e nove aggiunti. Oggi il plenum del Csm lo ha nominato procuratore di Roma.