I due, più un terzo ferito, avevano assaltato il suo negozio
"L'incubo non è mai finito. Prosegue come quel famoso sogno dal quale uno si vorrebbe risvegliare. Purtroppo quando un cittadino si trova nei guai per volontà degli altri viene punito perché come ha detto il pubblico ministero, io da vittima mi sono trasformato in carnefice. Quindi la vittima, che sono io, va a processo". A parlare all'AdnKronos è il gioielliere di Nicolosi, nel catanese, Guido Gianni, 57 anni, condannato oggi dalla Corte d'assise di Catania a 13 anni di reclusione per duplice omicidio e tentativo di omicidio perché ritenuto colpevole di aver ucciso il 18 febbraio del 2008 due rapinatori - e ferito un terzo - che avevano assaltato il suo negozio, minacciando di uccidere la moglie con una pistola poi risultata a salve e senza il tappo rosso. "Non mi è mai passato per la testa e non ho mai agito volontariamente - ha aggiunto l'uomo - ma a quanto pare nessuno l'ha recepito".
"Come è possibile logicamente accusare qualcuno di voler fare del male se non ce n'è motivo? Se tu scappi - ha aggiunto- io non ho motivo di seguirti. Dove sta la mia volontarietà di fare del male? Io sono stato sempre ligio alle leggi ma se la legge dice che io sono colpevole, io sono colpevole. Sono stato condannato. Per quale motivo, però, non lo so".
"Io - ha concluso Gianni - non ho ucciso qualcuno che, poverino, stava attraversando la strada. Per il rimorso mi sarei ucciso anch'io. Ma mi vogliono condannare e in questo caso ben venga la condanna".