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G8: continua in Francia mobilitazione su caso Vecchi, scrittore Vuillard 'liberarlo'/Adnkronos

Eric Vuillard durante la conferenza stampa a Parigi
Eric Vuillard durante la conferenza stampa a Parigi
07 novembre 2019 | 17.12
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(di Emmanuel Cazalé) - Continua in Francia la mobilitazione a sostegno di Vincenzo Vecchi, il no global italiano ricercato per i fatti del G8 di Genova del 2001 arrestato in Francia ad agosto scorso, in vista del 15 novembre, giorno in cui la Corte di Appello di Rennes deciderà sulla sua eventuale estradizione in Italia. Ieri a Parigi si è svolta una conferenza stampa organizzata dal Comitato di solidarietà a Vecchi alla quale hanno partecipato, tra gli altri, anche Eric Vuillard, scrittore e cineasta francese che nel 2017 che ha vinto il prestigioso premio letterario Goncourt per il suo romanzo 'L’ordine del giorno', e lo scrittore Pierre Lemaitre, che ha vinto lo stesso premio nel 2013 con 'Ci rivediamo lassù'. Già il primo ottobre Vuillard e Lemaitre avevano firmato un appello, pubblicato sul quotidiano 'Le Monde', sottoscritto tra gli altri dal filosofo Giorgio Agamben, dalla scrittrice Annie Ernaux e del cantante Manu Chao.

Nel corso della conferenza stampa, i membri del 'Comitato di solidarietà a Vincenzo', che si è costituito a Rochefort-en-Terre, in Bretagna, dove Vecchi ha vissuto negli ultimi 8 anni, hanno illustrato gli aspetti giuridici della vicenda e gli aspetti politici. Vuillard ha parlato dei problemi "alla libertà che minacciano la società" in Francia e in Italia e più in generale nel mondo.

"Vincenzo Vecchi - spiega all'Adnkronos Vuillard - va rimesso in libertà. Le accuse a lui rivolte sono estremamente poco consistenti e le incriminazioni dubbie e problematiche. Siamo molto preoccupati in vista di quello che potrà decidere la Corte di Appello il 15 novembre anche se restiamo fiduciosi".

Al termine dell'udienza del 24 ottobre, durante la quale si sono svolte le arringhe degli avvocati di Vecchi, Marie-Line Asselin, Catherine Glon e Maxime Tessier, la Corte d'Appello ha annunciato che deciderà il 15 novembre sulla sorte di Vecchi. L'udienza del 24 ottobre era stata convocata dopo che le autorità italiane avevano fornito, entro il 10 ottobre come richiesto, il supplemento di informazioni relativo ai due mandati di arresto europei che erano stati emanati nei confronti di Vincenzo Vecchi. Gli avvocati di Vecchi, latitante da 8 anni e che era ricercato per i fatti del G8 di Genova del 2001, hanno chiesto al tribunale di dichiarare la nullità del mandato d'arresto europeo e, in subordine, la possibilità per il loro assistito di scontare la condanna in Francia.

Vecchi era stato condannato, con sentenza resa definitiva dalla Corte di Cassazione il 13 luglio 2012, alla pena di 11 anni e 6 mesi per le violenze verificatesi durante il G8 di Genova. Aveva inoltre riportato una condanna a 4 anni di reclusione per alcuni scontri che hanno avuto luogo in occasione di una manifestazione antifascista a Milano nel marzo del 2006.

Il 23 agosto scorso la Corte di Appello di Rennes non aveva concesso l’immediata estradizione di Vecchi, chiedendo alle autorità italiane di fornire, appunto entro il 10 ottobre, un supplemento di informazioni relativo ai due mandati di arresto europei che erano stati emanati nei confronti di Vecchi. Il 27 settembre scorso la Corte d'appello di Rennes aveva respinto la richiesta di scarcerazione che era stata presentata dall'italiano. Gli avvocati di Vecchi, che avevano presentato la richiesta di rilascio lo scorso 22 agosto, chiedevano che fossero concessi gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Vuillard, 'preoccupati ma fiduciosi in giudizio Corte'

"La nostra preoccupazione - rileva lo scrittore francese - è forte. Nel mondo, in Francia e anche in Italia, siamo in un periodo storico sfavorevole alle libertà pubbliche. Il diritto a manifestare è sempre più regolato, in Francia è diventato difficile assistere alle udienze al Tribunale soprattutto dopo l'ondata di terrorismo. Le nostre libertà pubbliche, che prevedono anche il diritto di manifestare, vengono sempre più limitate. E' da 20-30 anni che assistiamo a questo fenomeno che si è accelerato dopo l'11 settembre 2001. Auspichiamo che questo quadro preoccupante non abbia conseguenze sulla decisione che la Corte prenderà", sostiene Vuillard. "Quello che è importante è che i giudici possano decidere liberamente e auspichiamo che abbiano il coraggio di interpretare la legge nel modo giusto".

Vuillard punta il dito sulla questione del principio della doppia incriminazione per fatti precedenti all'istituzione dei mandati europei. Queste condanne, aggiunge lo scrittore, "per devastazione e saccheggio sono contrarie ai principi generali del diritto. Una persona non può essere condannata in questo modo solo perché ci sono stati disordini durante una manifestazione. È una legge dubbia e i fatti riscontrati nei confronti di Vecchi sembrano tutt’altro che inconfutabili".

L’articolo 419 del codice penale, quello che prevede appunto, il reato di devastazione e saccheggio, prevede che 'chiunque (...) commette fatti di devastazione o di saccheggio è punito con la reclusione da otto a quindici anni. La pena è aumentata se il fatto è commesso nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico'.

Vuillard, 'Vecchi non è un criminale, è un manifestante'

Vuillard ribadisce inoltre che l’attuale capo della Polizia, Franco Gabrielli, nel 2017 "ha riconosciuto che al G8 di Genova c’è stata tortura" nella caserma di Bolzaneto. "E quindi, se si parla di tortura, si dovrebbero riconsiderare anche i fatti che sono di 18 anni fa". In palio, secondo lo scrittore, "è il tema della democrazia e delle libertà".

Il 24 ottobre scorso nel corso dell'udienza, ha ricordato ieri Vuillard durante la conferenza stampa a Parigi, "Vecchi ha dichiarato, rivolgendosi alla Corte, che 'c'è una politica di 'caccia all'uomo' e di vendetta da parte dell'Italia. Non mi considero come un prigioniero politico ma la decisione che prenderete sarà una decisione politica'".

Per Vuillard "Vecchi non è un criminale. E' un manifestante. E poco importa che sia o meno un'attivista, poco importa che sia o no un ribelle". Per lo scrittore una cosa è certa. "Non è un criminale e condannare a 12 anni di carcere qualcuno che non ha commesso alcun crimine può solo avere lo scopo di far paura, di terrorizzare". Per Vuillard, "in un momento in cui le libertà pubbliche subiscono delle violazioni sempre più forti, più preoccupanti, ci dobbiamo chiedere in quale mondo vogliamo vivere? Se non facciamo nulla per impedire che un uomo sia consegnato all'Italia per questi futili motivi, allora un giorno, bisognerà, forse, rammaricarsi e bere di nascosto la nostra vergogna".

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