La donna difende i "medici e staff del carcere, che fanno quello che possono, e sono vittime anche loro di mancanza strutture specifiche come il Rems"
''Ringrazio tutti per i molti messaggi di solidarietà che ho ricevuto dopo l'appello lanciato per mio figlio Giacomo. Vorrei però precisare che al momento Giacomo non è in isolamento, lo è stato il primo mese dopo l'arresto, caso in cui sono emerse criticità nella gestione da parte della struttura penitenziaria. Ora il problema è che rischia di nuovo l'isolamento nel caso perda il controllo''. Così Loretta Rossi Stuart, sorella dell'attore Kim, che martedì scorso ha lanciato un appello, tramite Adnkronos, per il figlio 25enne, bipolare, costretto a stare dietro le sbarre di Rebibbia a causa della mancanza di posti nelle Rems, le strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari chiusi per legge.
''Lo staff medico e gli psicologi - sottolinea - fanno quello che possono e li ringrazio, ma rimane il fatto che le cure non sono adeguate. Rebibbia stessa è in un certo senso vittima di questo vuoto legislativo e conseguente problema della carenza di Rems''.
Loretta Rossi Stuart ci tiene poi a precisare che il fratello ''non ha fatto nessun appello, alcune testate hanno strumentalizzato. Lui è ovviamente addolorato ma chi ha deciso di alzare il velo su una questione delicatissima ma urgente, sono io come madre, una donna che lotta per suo figlio e non solo''.