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Sea Watch, Salvini autorizza sbarco 10 persone

Sulla nave 52 migranti soccorsi nel Mediterraneo. Portavoce Ong: "Non li riporteremo in Libia"

(AFP)
(AFP)
15 giugno 2019 | 08.42
LETTURA: 3 minuti

Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha autorizzato lo sbarco di 10 persone dalla nave di Sea Watch. Si tratta, riferiscono fonti del Viminale, di "tre minori, tre donne di cui due incinte e due accompagnatori, due uomini malati". In precedenza Salvini aveva comunicato di aver "firmato il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal nuovo Decreto Sicurezza". Il decreto interministeriale che dispone il divieto, si apprende da fonti del Viminale, è stato firmato anche dalla ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, e dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli.

"Le persone a bordo ci hanno raccontato di aver trascorso lunghi periodi di detenzione in Libia e di aver subito vessazioni inenarrabili - ha detto la portavoce della Ong, Giorgia Linardi - Uno dei naufraghi ha raccontato di essere stato costretto a seppellire cadaveri per preparare il centro di detenzione alla visita di operatori esterni cercando di renderlo più presentabile. Questa è la Libia, il Paese in cui ci viene indicato di portare le persone soccorse: non lo faremo mai". "Anche il più piccolo dei minori non accompagnati, che ha solo 12 anni, è stato imprigionato senza un valido motivo. Un'altra persona - ha continuato Linardi - ha raccontato di essere stata venduta, pare, peraltro, a un ufficiale del governo e di essere stata costretta a prestare manodopera gratuita: ha lavorato come servo per potersi comprare la libertà ed essere messo su un gommone". "Molte persone - ha aggiunto la portavoce di Sea Watch - raccontano di aver tentato di lasciare la Libia via mare più volte. Una persona addirittura ha riconosciuto nella motovedetta che è sopraggiunta dopo il soccorso la stessa che lo aveva già riportato indietro". Tutte le volte che i naufraghi sono ricondotti in Libia "vengono di nuovo imprigionati". Alla vista della motovedetta libica "sono terrorizzati". E "un'altra persona - ha detto - ha raccontato che il familiare gli è stato ucciso davanti agli occhi con un colpo di kalashnikov, sempre in detenzione".

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