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Fredy Pacini: "Non riprenderei in mano una pistola"

Il gommista di Monte San Savino parla dopo il deposito della richiesta di archiviazione

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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15 maggio 2019 | 18.12
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"Non riprenderei in mano una pistola". Nel giorno in cui la Procura di Arezzo, tramite il pm Andrea Claudiani, ha depositato la richiesta di archiviazione al termine delle indagini sulla morte del moldavo Vitalie Mircea, ritenendo nel suo caso la sussistenza del ricorso alla legittima difesa, Fredy Pacini si è commosso quando il legale di fiducia, l'avvocato Alessandra Cheli, si è recata nel suo capannone a Monte San Savino (Ar) per dargli la notizia. "Non è ancora finita, ma siamo un passo in avanti sulla strada giusta, è stato messo un punto fermo nell'inchiesta", ha confidato Pacini al suo avvocato. Una commozione subito condivisa dal gommista 57enne con la moglie e la figlia anche loro presenti in ditta.

"Sono soddisfatto per la decisione del pubblico ministero - ha detto Pacini tramite il suo legale all'AdnKronos - perché per me è un passo fondamentale per provare a uscire a testa alta da questa vicenda. Le indagini coordinate dalla Procura sono state fondamentali per arrivare a questo punto. Ciò che ho fatto, l'ho fatto per difendere la mia persona, che quella sera vedevo in pericolo di vita". "Da quando è successo quel tentato furto - ha spiegato Fredy Pacini - non dormo più nel capannone, perché non ce la potrei fare con tutto quello che è accaduto. Adesso insieme a mia moglie siamo tornati a vivere nella nostra casa. E naturalmente quella sera è impressa per sempre nei miei occhi".

Se potesse tornare indietro riprenderebbe ancora la pistola? "No, non riprenderei in mano una pistola anzi, dico di non dormire in ditta e di non avere un'arma", ha dichiarato il gommista. L'avvocato Cheli ricorda il comportamento "altamente dignitoso" di Pacini "che peraltro non si è mai lamentato durante tutte le fasi delle indagini e che ora pensa solo ad uscirne a testa alta per sé stesso, per la sua famiglia e per i tanti cittadini che gli sono stati vicini". Per Pacini, sottolinea infine l'avvocato, "prima di quella sera avere una pistola significava avere una garanzia in più; il fatto di averla, lo tranquillizzava perché poteva dire ai malintenzionati 'andate via perché ho una pistola'. Questo era il suo intento".

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