L’8 giugno dalle 9.30 alle 13 in diretta streaming online
Partecipazione gratuita. Per iscriversi istud.it/africa-gulf-dubai
Il risveglio delle imprese dopo il contagio. Highlights della transizione. Risiko globale. Continente Nero a tinte gialle. Hub del made in Italy nel deserto. Oltre il petrolio c’è di più. Le rotte del boom. Expo Dubai, business e nuovi mercati, il primo grande evento mondiale del rilancio economico
E’ scattata la ripartenza. La rinascita. Perché l’economia non può fermarsi. L’occasione di delineare il futuro dell’economia globale dopo la pandemia è l’uscita del libro Africa&Gulf, Atlante dei Paesi in crescita nell’era del coronavirus (Mondadori Università). Curato, Maurizio Guandalini, riconosciuto esperto di globalizzazione. Un coraggioso azzardo. In due macro aree di paesi foriere di occasioni: l’Africa e il Golfo. Con gli occhi verso Expo Dubai, dal 1 ottobre 2021 al 31 marzo 2022. Il primo grande appuntamento mondiale dopo il rallentamento imposto dal Covid.
La Fondazione ISTUD (www.istud.it) ha costruito per l’8 giugno, in diretta streaming online, l’International Colloquium “Expo Dubai 2021 – La ripartenza. AFRICA&GULF” per leggere i segnali che contribuiranno a delineare il futuro post-crisi della regione, dai dati sull’e-commerce e sulla digitalizzazione, in espansione in alcune aree a maggior sviluppo del continente africano, all’inizio di riconversione verso ecologia, turismo e logistica dei paesi del Golfo, forzatamente innescati dalla crisi del petrolio e dalle minori entrate collegate al prezzo al barile, e al comportamento delle banche e delle organizzazioni internazionali.
Un aiuto per la ripartenza potrebbe arrivare dall’altra sponda del Mediterraneo. Expo Dubai offrirà un ventaglio di opportunità in un’ampia gamma di settori per le aziende italiane, grazie alle solide relazioni tra i due Paesi e all’appeal dei prodotti made in Italy nella regione.
Come la Cina ha capito perfettamente, l’area del Nord Africa e Med Golfo e quella vicina dell’Africa Subsahariana avranno un ruolo di primo piano nel prossimo futuro. Per questo, appare essenziale comprendere le dinamiche che muovono economie e Paesi molto diversi tra loro ma uniti dall’enorme potenziale di sviluppo.
L’International Colloquium Africa&Gulf ( 8 giugno – 9.30/13 diretta online, partecipazione gratuita, per iscriversi istud.it/africa-gulf-dubai) arriva in un momento di svolta e chiama a raccolta una serie di energie per studiare i presupposti e i modi della ripartenza. Un mosaico che esce arricchito dalla composizione dei singoli tasselli e guarda con ottimismo al futuro, perché l’integrazione economica globale rimane il miglior antidoto contro la pandemia.“È l’unica soluzione per dare vitalità a sistemi economici deboli e frammentati” spiegano lo studioso Guandalini e Marella Caramazza, direttore generale della Fondazione ISTUD, “Risollevare economie statiche, ristrutturare l’industria e aprirsi agli investitori stranieri. L’impronta del commercio internazionale, delle rotte millenarie, dei traffici delle merci, le relazioni imprenditoriali tra Pesi diversi e lontani, la globalizzazione, appunto, è il baricentro di ogni percorso di remise en forme”.
Prima del workshop Africa&Gulf abbiamo sentito i relatori che ci tracciano opportunità e problematicità per l’Italia nell’affrontare un’area commerciale così ampia. Marco Massoni, consulente delle Nazioni Unite e Unione europea, <>. Già nel 2050 si stima che un uomo su 4 sarà africano e tale crescita demografica farà dell’Africa un mercato di oltre due miliardi di persone. La Nigeria –spiega Mario Sabato, consulente internazionale - secondo le Nazioni Unite, dal 2050 sarà il terzo Stato più popoloso al mondo. Nicola Strazzari dell’Università della Valle d’Aosta: <>. Altro paese di priorità è il Kenya, Daniela Ropolo, di CNH Industrial: è uno dei paesi dell’Africa orientale che contribuirà ad innalzare il reddito medio della nazione grazie a una nuova industrializzazione che possa fornire alta qualità di vita ai suoi cittadini in un ambiente pulito e sicuro. Ma in Africa è entrata di gran forza la Cina. Federica Zoja, giornalista, <>. Per metterlo a punto, Pechino ha destinato un trilione di dollari a una road map di sviluppo e crescita che prevede la realizzazione o il potenziamento, fra gli altri di snodi portuali e aeroportuali, autostrade, ponti e dighe funzionali agli interessi cinese. E complice l’ormai evidente disingaggio di Washington dall’area anche l’Iraq è entrata nelle zona d’influenza cinese. Francesca Citossi, ricercatore e analista: <>.
L’Italia deve correre. L’opportunità di Expo Dubai è considerevole. Giancarlo Marano di Swiss Valor Advisory, “l’offerta fieristica negli Emirati Arabi apre una enorme finestra di opportunità per i prodotti italiani”. Il rapido sviluppo economico emiratino – per Giovanni Bozzetti, imprenditore e docente universitario – dimostra come sia possibile con una saggia e ambiziosa visione, non solo reinvestire oculatamente i profitti derivanti dall’oil dando vita a una economia aperta e liberale rendendola sempre meno dipendente dagli idrocarburi.
Con Expo Dubai alle aziende italiane è offerta una notevole opportunità in un ampia gamma di settori: food, real estate, sicurezza, lusso, moda, ambiente, energia, educazione. L’Italia – precisa la stilista Angela Bellomo – ha confermato la presenza a Expo con il tema La bellezza che unisce le persone tema sul quale si basa il progetto del padiglione italiano. Con Arab Fashion week Dubai è tra le principali capitali della moda dopo le città principali europee.
>> Occorre uscire della crisi pandemica – Antonio Franceschini dell’Ufficio promozione e mercato internazionale di CNA - con un salutare cambiamento di regole e comportamenti. Il made in Italy deve divenire il simbolo di un sistema di valori che hanno a che fare con la sostenibilità economica, ambientale e sociale. Africa&Gulf, area MENA, la posizione geografica italiana – conclude Carlo Robiglio presidente di Piccola Industria e vice presidente di Confindustria – è tale da rendere il nostro Paese la piattaforma logistica nazionale del Mediterraneo, a patto però che venga attrezzata maggiormente attraverso importanti investimenti tesi a sviluppare la nostra rete intermodale.