
Il presidente Assolombarda intervistato da La Ragione
“Siamo preoccupati: l’introduzione di dazi potrebbe costare all’Italia fino a 7 miliardi di dollari. Dobbiamo considerare due fattori. Innanzitutto, che Trump sostiene si tratti di “dazi della reciprocità” poiché il resto del mondo è stato verso gli Usa finora più protezionista di quanto gli Usa non siano stati verso il resto del mondo. E poi che, come sostiene Draghi, la prima ad autoimporsi dei dazi è l’Europa stessa. L'incapacità dell'UE di affrontare le elevate barriere interne e gli ostacoli normativi che si è auto-costruita è molto più dannosa di qualsiasi tariffa che gli USA possono imporre”. Così Alessandro Spada, presidente Assolombarda, intervistato da La Ragione.
“L’automotive e l’agroalimentare - sottolinea Spada - sono settori particolarmente esposti. Ma, in generale, la guerra commerciale non fa bene a nessuna filiera. Davanti allo scenario dei dazi, dobbiamo negoziare o rinegoziare a livello di Ue accordi commerciali con gli Usa, che restano un partner importantissimo: come Europa è il primo mercato per esportazioni e come Italia è il secondo dopo la Germania. Ribadisco l’urgenza che sollevo da due anni ormai: concentrarci su cosa fare per evitare il declino industriale in Europa, frutto per lo più delle nostre scelte e dei nostri provvedimenti autolesionisti”.
“Per Usa e Cina, l’industria è una questione di sicurezza, potenza economica e progresso civile. L’Europa ha la stessa consapevolezza? Per evitare il declino industriale serve una strategia concreta e di lungo periodo, con investimenti comuni nei settori più avanzati della tecnologia. Dobbiamo valorizzare i nostri punti di forza: talenti, innovazione e ricerca. Infine, serve una profonda deregulation - i veri dazi contro noi stessi - e un approccio più pragmatico alla transizione ecologica, superando le rigidità dell’estremismo green”, dice Spada.
Sui principali motivi di timore Spada dice: “Per cominciare, l’elevato costo dell’energia”. E qui il presidente di Assolombarda sottolinea quello che è un vero dramma competitivo per il sistema Italia: “Oggi le nostre imprese pagano tra le bollette più alte al mondo. Servono soluzioni concrete: disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quello dell’energia da fonte fossile, fare acquisti comuni europei, puntare sui rigassificatori e velocizzare il rilascio dei permessi sulle rinnovabili. E poi, puntare concretamente sul nucleare moderno. Le incertezze, però, restano diverse: la recessione tedesca continua a rappresentare un freno per le esportazioni, mentre il quadro geopolitico instabile e i dazi annunciati aggiungono ulteriori elementi di rischio”.
Sulle condizioni delle industrie e della manifattura lombarde: “Se la Lombardia fosse una nazione, si classificherebbe decima per PIL tra i 27 Paesi europei. Tuttavia, ora ci troviamo a un bivio tra le difficoltà del 2024, chiuso a un modesto +0,5%, e una possibile ripartenza nel 2025, seppur con cautela. Ora è necessario invertire la rotta puntando sulla competitività delle nostre aziende”.
Sui bisogni degli industriali innovatori e le aziende più competitive, Spada risponde: “L’Europa deve fare di più, l’abbiamo detto prima, ma anche in Italia abbiamo qualche carta da giocare. Spostiamo i fondi di Transizione 5.0 su Industria 4.0, dando così nuova linfa a un provvedimento che ci ha permesso di aumentare la quota di investimenti in macchine e tecnologie rispetto al Pil, passata dal 6,1% nel 2014 ad un 7,6% nel 2023. È stato un risultato molto importante. Purtroppo, però, l'ultima legge di Bilancio ha ridotto il credito d'imposta 4.0 da oltre 6 miliardi a 2,2 per il 2025, escludendo gli investimenti in beni immateriali come il software”. Quindi, il passaggio significativo con cui Alessandro Spada ha concluso il dialogo con La Ragione: “Il coraggio che dimostrano le nostre imprese tutti i giorni sia da stimolo per i decisori, a tutti i livelli”.