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Tredicenne morta, la criminologa Bolzan: "Ragazzi incapaci di gestire emozioni"

Il punto di vista all'Adnkronos: "Le emozioni vengono sostanzialmente 'agite' perché non vengono innanzitutto riconosciute"

Flaminia Bolzan - Fotogramma /Ipa
Flaminia Bolzan - Fotogramma /Ipa
29 ottobre 2024 | 16.13
LETTURA: 2 minuti

Assenza di empatia, frustrazione, incapacità di usare la parola come filtro delle emozioni, un mix che può sfociare in comportamenti violenti se non subentra un'autoregolazione emotiva. E' il punto di vista della psicologa e criminologa Flaminia Bolzan, che, intervistata dall'Adnkronos, interviene dopo il fermo del 15enne, indagato per la vicenda di Aurora, la sua ex fidanzata di 13 anni morta precipitando dal terrazzo del suo palazzo.

Secondo l'esperta, "in base alle prime informazioni che ci arrivano dai media" siamo in presenza di uno di quei casi "in cui potrebbe esserci una incapacità - tra l'altro sempre più diffusa tra i giovani - di processare e autoregolare le emozioni attraverso la parola, ovvero le emozioni vengono sostanzialmente 'agite' perché non vengono innanzitutto riconosciute". Quel che si può osservare nei casi in cui c'è assenza di empatia "è il non saper accettare la libertà dell'altro e, in mancanza di risposte alle proprie sollecitazioni, la conseguente frustrazione che, se non adeguatamente regolata, viene agita in maniera aggressiva nei confronti dell'oggetto che si percepisce come l'origine di questo sentimento negativo".

"In un'età in cui le relazioni dovrebbero essere caratterizzate da spensieratezza, da serenità, colpisce quando si sente parlare di maltrattamenti. E allora è giusto porsi della domande, capire se si tratti di un comportamento isolato", dice la criminologa riferendosi al video in cui l’ex fidanzato la picchia e strattona alla stazione del bus.

Cosa serve? "Oggi occorre un maggiore ascolto verso i nostri ragazzi, entrare più a fondo nel loro mondo interiore, in famiglia come a scuola - ragiona la criminologa - Così come serve un'osservazione più attenta verso loro azioni e comportamenti che non vanno mai banalizzati o liquidati come 'ragazzate'. Dialogo con i ragazzi e tra famiglie e scuola, non opposizione in cui ognuno si rimpalla le responsabilità di ciò che succede. L'educazione all'affettività? Può produrre dei risultati positivi nel momento in cui non sia solo l'ennesimo 'spiegone'. Quindi più che teoria, attività laboratoriali".

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