Rossi Albertini al termine dell’udienza milanese sulla richiesta di differimento pena ai domiciliari: "Disposto a restare in carcere se liberano malati e anziani da 30 al carcere duro"
Alfredo Cospito, l'anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso per protestare contro il regime del 41 bis, è pronto a terminare la sua protesta se gli venisse concesso “di tornare a casa” oppure se il tribunale di Sorveglianza “liberasse altri detenuti dal 41 bis” in particolare “persone anziane e malate che vogliono tornare a riabbracciare la propria moglie dopo 30 anni” di duro regime carcerario. Lo sostiene il difensore, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, al termine dell’udienza milanese sulla richiesta di differimento pena ai domiciliari a casa della sorella.
In sostanza Alfredo Cospito ha posto due condizioni parlando ai giudici della Sorveglianza, in modo più complesso a quelli di Milano ma poi anche ai giudici di Sassari (ai quali ha parlato in videoconferenza), smetterà lo sciopero se gli diranno sì ai domiciliari o è pronto a restare in carcere purché detenuti malati e anziani al 41 bis possano tornare alla vita.
“L’elemento di novità - spiega il difensore - è che ha subordinato il proseguo della sua protesta alla liberazione” di queste persone “che vi ostinate a tenere in carcere”. In cambio della loro liberazione sarebbe pronto dunque a interrompere il digiuno e a continuare a restare in carcere: sarebbe “un morire ugualmente, ma di spirito e di cuore” viste le privazioni dietro le sbarre.
L’ipotesi che il suo ‘scambio’ possa essere accettato sembra impossibile e l’avvocato sembra concordare che si tratta di una strada in salita ma ricorda che quella di Cospito “è una battaglia politica: è evidente, è una battaglia di avanzamento dell’umanità in questa fase storica”.
“Ha ribadito le sue ragioni, la sua battaglia per la vita, argomenti che ha sempre espresso nei mesi, è molto, molto, molto stanco e provato. Andando a casa interromperebbe lo sciopero della fame perché, a suo giudizio, potrebbe ricominciare quelle attività che lo hanno condotto a dire che questa non è vita, quindi potrebbe leggere, studiare, ricominciare, ragionare, scrivere, partecipare a progetti editoriali” spiega il legale. “La sua battaglia è quella: essere in salute non vuol dire mangiare, non sono un somaro per cui se mangio tanta erba sto bene, l'essere umano deve poter crescere intellettualmente e lo fa solo attraverso lo studio e la lettura, altrimenti non è vita” conclude il difensore.
“Questa situazione deve essere risolta, dopo gli articoli su Al Jazeera che mettono alla berlina l’Italia” per le condizioni a cui sottopone Alfredo Cospito, “è possibile che debba intervenire un'autorità internazionale per dire che l'Italia sta violando i diritti umani? È questa l'assurdità della vicenda”, afferma Rossi Albertini.
Il legale se la prende anche con la direzione sanitaria del reparto dell’ospedale San Paolo di Milano che avrebbe minimizzato l’ultimo episodio “dicendo che era un errore del tracciato della macchina, salvo che l'errore è avvenuto quando Cospito ha avuto la sintomatologia riconducibile a un infarto, un dolore al petto e al braccio, un episodio che mostra effettivamente il pericolo” che corre l’anarchico.