Aut aut del Garante e pressing anche per le 'parlamentarie' ma i tempi sono stretti
Pronto a tutto pur di difendere la regola del doppio mandato, fino ad arrivare a minacciare l'addio dalla sua creatura politica, il M5S. A quanto apprende l'Adnkronos, Beppe Grillo avrebbe lanciato l'aut aut al leader del Movimento, Giuseppe Conte, minacciando, in una telefonata avuta nella serata di ieri, di abbandonare la nave se una delle regole auree del Movimento verrà aggirata: "se deroghi al secondo mandato dovrai fare a meno di me, lascio il Movimento 5 Stelle", l'affondo del fondatore e garante.
Da qui alle prossime 48 ore il nodo andrà sciolto, tra domani -con il rientro di Conte a Roma- e venerdì una decisione verrà presa. Ma la posizione del fondatore e padre nobile del Movimento resterebbe granitica, contrario anche alla micro-deroga, caldeggiata dall'ex premier, che salverebbe appena 4-5 fedelissimi. Conte, stando alle voci interne del Movimento, non avrebbe nessuna intenzione di andare allo scontro con Grillo, ecco perché le possibilità di arrivare a una 'eccezione' sarebbero ridotte al lumicino, mentre sale lo sconforto dei parlamentari con due mandati alle spalle. "Il simbolo è di Grillo, anche se Conte dovesse decidere di rompere -e non lo farebbe mai- andremmo a sbattere. E' Grillo che ci lascia senza M5S, non il contrario", ragiona un big pentastellato con l'Adnkronos.
Nel confronto che Grillo e Conte avranno nelle prossime ore c'è inoltre, tra le questioni da dirimere, anche quella delle parlamentarie, ovvero la selezione dal basso che da sempre ha contraddistinto le candidature in casa M5S. I tempi stringono ed è complicato metterle in piedi, anche se da Statuto -articolo 7, lettera A- sono previste. Grillo, raccontano alcuni beninformati all'Adnkronos, sarebbe per mantenerle, il che si traduce -per gli aspiranti deputati e senatori pentastellati- nella presentazione di certificato penale, certificato dei carichi pendenti e il 335 c.p.p. se a conoscenza di indagini o procedimenti penali a carico. Documenti difficili da tirare fuori nel mese di agosto. Tanto che, nei vertici, si era anche ragionato dalla possibilità di ovviare con un escamotage, magari sottoponendo le liste, già definite, al voto della base.