Un’escursione per visitare i nuovi habitat
Si è conclusa la tre giorni, dal 24 al 26 giugno, dedicata alla cozza di Marina di Ravenna, un prodotto d’eccellenza, capace di creare valore condiviso per tutto il territorio e molto legato alla sua biodiversità. Con la fine delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19, la manifestazione è tornata ad offrire la classica gita in mare alle piattaforme. Un’escursione curata da Eni per apprezzare la ricchezza di un ambiente marino da cui si ricavano le gustose cozze selvagge e non solo. Al fine di salvaguardare le parti sommerse delle piattaforme e garantirne una minore resistenza al moto ondoso e alle correnti marine, Eni implementa periodicamente un “servizio di pulizia” dei piloni delle piattaforme sui quali i mitili crescono spontaneamente. Le strutture sommerse delle piattaforme Eni hanno creato negli anni uno straordinario habitat in cui numerose specie marine di pregio hanno trovato rifugio. (VIDEO)
Le imbarcazioni in gita quest’anno sono state affiancate dal gommone di Cestha, un ente di ricerca senza scopo di lucro la cui finalità è la protezione ambientale, che ha liberato in acqua le tartarughe marine dopo averle curate nei mesi scorsi nel centro di recupero di Marina di Ravenna. Il Cestha ha spiegato, tramite il suo direttore Simone D’Acunto, l’importanza dell'iniziativa: “Ci occupiamo di ricerca e conservazione, in particolare su quest’ultima lavoriamo con i pescatori per le tartarughe. Recuperiamo anche quelle spiaggiate e che possono essere esemplari malati. Una volta curate le rimettiamo in mare. Ci occupiamo di un bene pubblico perché la fauna selvatica appartiene a tutti noi. Abbiamo scelto di liberare le tartarughe vicino alle piattaforme perché queste sono un’oasi protetta dalla pesca. É un posto sicuro per la loro incolumità. Crediamo sia il posto migliore per la libertà, la vita selvatica delle tartarughe che poi si adatteranno e sceglieranno dove andare”.
Mare uguale cozze. In particolare, la cozza di Marina di Ravenna la cui nota distintiva è proprio il suo essere selvaggia, una caratteristica che la contraddistingue dai mitili di allevamento. Per quanto di sua competenza il Distretto centro settentrionale di Eni, responsabile delle piattaforme metanifere e della loro corretta manutenzione, sostiene il percorso di valorizzazione del mollusco in quanto esso è testimone della sinergia tra attività industriali, ambiente e sviluppo economico del territorio. Cozze che Sauro Alleati, presidente della cooperativa La Romagnola di Marina di Ravenna ha definito non buone, “le migliori. È sempre il consumatore che decide, ma sono sicuro di non essere smentito. La cozza si chiama Selvaggia perché non essendo allevata nasce dove gli pare”.
E così nasce e cresce sui piloni delle piattaforme metanifere, che nell’arco della stagione aumentano di volume proprio a causa delle cozze che vi attecchiscono. Per ragioni strutturali, il cane a sei zampe richiede periodicamente un “servizio di pulizia”, che consiste proprio nella raccolta dei mitili. D’altronde proprio per questa ragione è nato un nuovo mestiere, altamente specializzato: quello del raccoglitore di cozze subacqueo. “Con la nostra esperienza sott’acqua riusciamo a raccogliere un buon numero di cozze selvagge”, assicura Sauro Alleati.