Gli ufficiali dell'antiterrorismo Usa si aspettano che il gruppo nomini un successore nei prossimi giorni o nelle prossime settimane: un candidato potrebbe essere il 'ministro della guerra' Iyad al-Obaidi. Resti al-Baghdadi sparsi nel mare
Abu Bakr al-Baghdadi è morto, ha annunciato Donald Trump. L'Isis no. Cruciale sarà vedere cosa proporrà la propaganda dell'Isis dopo l'annuncio di Trump. Gli ufficiali dell'antiterrorismo Usa si aspettano che il gruppo nomini un successore nei prossimi giorni o nelle prossime settimane, scrive il Time secondo cui un candidato potrebbe essere il 'ministro della guerra' di al-Baghdadi, Iyad al-Obaidi. In passato è stato dato per morto e il suo nome era già circolato come possibile rimpiazzo per l'autoproclamato califfo. Sui media arabi circola invece il nome di Abdullah Qardash (noto anche come Hajji Abdullah al-Afari). E, secondo il settimanale americano Newsweek, già ad agosto al-Baghdadi lo aveva designato come suo 'erede'.
Gli osservatori evidenziano come sia inusuale per un gruppo come l'Isis la scelta dell''erede': la prassi prevede infatti che si tenga una riunione del "consiglio della Shura" per il conferimento dell'incarico alla guida dell'organizzazione. "Le notizie e le pagine di Wikipedia che sostengono che il successore di al-Baghdadi sia Abdullah Qardash si basano su un falso comunicato di Amaq", ha presto twittato Rita Katz, direttore di Site, l'organizzazione specializzata nel monitoraggio dei social e dei media legati all'Isis. Katz ricorda di aver già segnalato il 'fake' lo scorso settembre.
Oggi comunque l'Isis conterebbe su 14-18mila combattenti che hanno giurato fedeltà ad al-Baghdadi. Senza contare i jihadisti detenuti nel nord della Siria. "I ranghi della leadership dell'Isis si sono dimostrati resistenti nonostante oltre cinque anni di guerra", si legge sul Time, che sottolinea come il gruppo abbia sempre saputo adattarsi rapidamente alle nuove realtà. E, prosegue l'articolo, "nonostante la perdita del suo califfato territoriale in Iraq e in Siria, l'Isis ha ampliato la sua portata includendo 14 diversi gruppi affiliati in Paesi dell'Asia e dell'Africa".
Qui l'Isis ha già i suoi 'emiri regionali'. E per la successione di al-Baghdadi dovrebbe quindi essere nominato un nuovo "califfo" o qualcun altro, come fece al-Baghdadi, dovrà autoproclamarsi tale. La morte dei leader porta spesso a spaccature all'interno dei gruppi terroristici, ha sottolineato Norman T. Roule, ex ufficiale della Cia esperto di Medio Oriente citato dal Time, secondo il quale "i gruppi dell'Isis all'estero potrebbero andare in diverse direzioni", anche riavvicinarsi ad al-Qaeda. Non è esclusa, secondo Roule, un'accelerata nelle "operazioni pianificate".
L'uccisione di al-Baghdadi - ha osservato Michael Nagata, comandante delle operazioni speciali in Medio Oriente nel 2014, citato dal Time - "non è un colpo catastrofico" per il gruppo, che "non è un'organizzazione paralizzata" e che ha tra le sue fila giovani leader pronti alla scalata ai vertici.
Aki Peritz, ex analista antiterrorismo della Cia e coautore di 'Find, Fix, Finish: Inside the Counterterrorism Campaigns that Killed bin Laden and Devastated Al Qaeda', è convinto nel ritenere che il gruppo abbia "una strategia per portare avanti le operazioni nel prossimo decennio". L'Isis, ha evidenziato ancora Peritz al giornale, "è anche un'ideologia" e "sradicare l'idea dello Stato Islamico si rivelerà molto più difficile di un'operazione militare e di intelligence di successo".