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Una denominazione guidata da spirito d’innovazione, plasmatosi negli anni in base alle esigenze dei consumatori, pur rispettando un prodotto dalle origini antichissime
Il Lago di Garda, il bacino più grande d’Italia, è un territorio dalle caratteristiche paesaggistiche uniche, protetto dalle montagne e posto tra le provincie di Brescia, Mantova e Verona. Le particolari condizioni pedoclimatiche hanno favorito una produzione vitivinicola di altissima qualità (la vite domestica è coltivata fin dall'età del ferro), diverse varietà che ne determinano la peculiarità e che nel 1996 hanno portato al riconoscimento della DOC Garda. Una denominazione nata con l’obiettivo di valorizzare dieci eccellenze dell’area gardesana – Valtenesi, San Martino della Battaglia, Lugana, Colli Mantovani, Custoza, Bardolino, Valpolicella, Valdadige, Durello, Soave – e che includono una produzione spumantistica insieme alle tipologie Bianco e Rosso. Una denominazione giovane e contemporanea, animata da valori di cooperazione e rinnovo, tangibili anche nella comunicazione del Consorzio. Carlo Alberto Panont, Direttore del Consorzio Garda DOC, parla di “una denominazione che negli ultimi tre anni ha avuto una crescita, e che deve essere gestita”, con un notevole incremento del Pinot Grigio e dello Chardonnay e una produzione spumantistica anch’essa in sviluppo costante. La DOC Garda, nata dunque per dare rappresentanza ai vini varietali delle storiche zone di produzione, ha numeri importanti: 250 produttori verticali e cantine cooperative che utilizzano la denominazione; 20 milioni di bottiglie prodotte all’anno per una superficie di 31.000 ettari totali delle dieci denominazioni storiche, e 371 quintali di uva rivendicata nel 2022. Tra i vitigni principali (quattro a bacca bianca, quattro a bacca nera) la Garganega, il Trebbiano di Soave e di Lugana, lo Chardonnay, il Pinot Grigio, la Corvina, il Marzemino, il Merlot e Cabernet Sauvignon ai quali si aggiungono i vitigni locali.
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