In Franciacorta l’indomabile Pinot Nero e sull’Etna il nobile Nerello Mascalese. La sfida vinta è la conduzione in biologico.
Franciacorta ed Etna non sono poi così distanti nella visione accomunante della produttrice Elisabetta Abrami, sessantacinquenne bresciana attiva in campo vitivinicolo da un ventennio.
In principio una scia ereditiera di terreni vitati nella culla della spumantistica italiana, poi 10 anni fa la curiosità e la voglia di cimentarsi con la vitalità del vulcano e quella morfologia provante che si imprime nei vini con riconoscibilità e carattere. Un impegno che è diventato presto il consolidamento verso la duplice figura di signora delle colline moreniche di Provaglio d’Iseo e “straniera naturalizzata” del versante Est dell’Etna per Elisabetta Abrami, donna che unisce i due territori tra similitudini e differenze.
La sfida vinta in entrambi gli areali è la conduzione in biologico, una scelta che ha lasciato fuori dalla porta della cantina (e dei vigneti) la chimica con tutti i pro e i contro del caso, ponendo necessariamente i presupposti per un – duro – lavoro che va nella direzione dell’interpretazione delle annate e della tipicità dei vitigni.
In Franciacorta l’indomabile Pinot Nero e sull’Etna il nobile Nerello Mascalese sono i fieri protagonisti con cui misurarsi giorno dopo giorno, senza mai dare nulla per scontato. La dimensione familiare è un requisito fondamentale per le strutture vitivinicole, tanto al Nord quando al Sud l’esigenza è che tutto rimanga governabile e a portata di mano.
Intanto è in atto anche il passaggio generazionale: ad affiancare Abrami è da poco arrivato il figlio, richiamato da quella vocazione agricola che coinvolge sempre più giovani, Giuseppe Volpato ha concluso gli studi economici e le esperienze all’estero per dedicarsi completamente al vino.
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