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Salvato a 3 anni dal rene di mamma. A Milano il caso record di Simone

Il team chirurgico del Policlinico di Milano
Il team chirurgico del Policlinico di Milano
01 marzo 2016 | 16.58
LETTURA: 6 minuti

Simone (nome di fantasia) ha 3 anni ed è il protagonista di una storia speciale: nel suo corpicino oggi 'abita' il rene di un adulto, quello che la sua mamma gli ha donato per dargli la possibilità di tornare a una vita praticamente normale. Una vita senza la dialisi, a cui era condannato già da quando aveva solo un anno di vita, per una displasia renale bilaterale. Il trapianto è stato eseguito al Policlinico di Milano e i medici lo definiscono un intervento "rarissimo": in Italia, negli ultimi 15 anni, sono state solo 5 le operazioni di questo tipo su bambini così piccoli.

Simone oggi sta bene ed è tornato a casa, in una città dell'Emilia Romagna dove vive con i genitori. Il trapianto è avvenuto il 13 gennaio scorso. All'équipe sono servite 3 ore per completare un'operazione diversa dalle solite, con una tecnica 'modificata' rispetto a quella che si usa normalmente per gli adulti, necessaria per adattare il rene della mamma alle dimensioni 'mini' del figlio. La procedura potrà ora permettere ad altri bimbi di arrivare prima al trapianto, e di accorciare le liste di attesa.

Nato nel 2012, prematuro, Simone ha dovuto subito fare i conti con una malattia cronica, la displasia renale bilaterale, che lo ha portato alla dialisi nel 2013. A seguire il suo caso è Giovanni Montini, direttore della Nefrologia pediatrica del Policlinico: secondo l'esperto c'è bisogno di un rene nuovo, "ma la lista d'attesa per un trapianto da cadavere è lunga - racconta - perché la disponibilità di donatori deceduti di età pediatrica è scarsa". Per Simone un donatore vivente e compatibile esiste: la madre. Ma il suo rene è grosso per l'addome di un bimbo così piccolo, spiegano gli specialisti. E "fino a poco tempo fa - aggiunge Claudio Beretta, che guida l'Unità operativa di trapianto di rene - la scelta era di non eseguire trapianti da vivente da un genitore al figlio piccolo, perché la discrepanza di dimensioni poteva portare a un elevato rischio di insuccesso".

E' a questo punto che gli esperti del Policlinico decidono di tentare una nuova via: modificare la tecnica di intervento per adattare il rene della madre a Simone, con la consapevolezza che un'operazione ben riuscita poteva permettere anche di superare i maggiori rischi.

"Nel trapianto normale su un bambino - spiega Beretta - il rene viene inserito all'interno del peritoneo, una membrana che aiuta a mantenere gli organi addominali nella loro giusta posizione. Noi abbiamo però scelto di trapiantare il rene al di fuori del peritoneo, in uno spazio più contenuto e 'obbligato' che avrebbe permesso di non spostare né modificare il resto dei visceri". Il rene nuovo, inoltre, è stato collegato al circolo sanguigno mettendolo in comunicazione con l'aorta e la vena cava e non, come avviene normalmente, con i vasi iliaci che si trovano più in basso nel bacino. Per il trapianto, con Beretta e Montini hanno lavorato gli esperti del Nord Italia Transplant, i nefrologi della Pediatria, gli anestesisti, gli infermieri e una psicologa che ha affiancato i genitori.

Per Simone è andato tutto bene. Il rene trapiantato "sta funzionando regolarmente - dice Beretta - e non si sono presentati segni di rigetto precoce. Il bimbo dovrà continuare la terapia immunosoppressiva a vita, e fare qualche attenzione in più al rischio di eventuali infezioni. Ma di fatto lo aspetta una vita praticamente normale", quasi come quella di tutti gli altri bambini. "Nel nostro ospedale - ricorda lo specialista - abbiamo iniziato con i trapianti di rene nel maggio del 1969, e ad oggi questo è il primo caso del genere".

In 47 anni al Policlinico sono stati effettuati 379 trapianti di rene in bambini, di cui 339 da cadavere e 42 da vivente; 34 sono stati compiuti su bimbi con meno di 4 anni: il caso di Simone, però, è ad oggi l'unico da donatore vivente.

Attualmente, prosegue Beretta, "sono in lista di attesa per trapianto nel nostro ospedale 40 bimbi, e la maggior parte aspetta un organo da donatore deceduto. Il buon risultato del trapianto su Simone ha però già modificato questa scelta: infatti per alcuni piccoli pazienti in dialisi è già stata prospettata la possibilità di ricevere una donazione d'organo da vivente, e sarà lo stesso anche per tutti i bimbi che saranno ricoverati in futuro".

Il trapianto su Simone, in pratica, ha aperto la strada ad un nuovo modo di procedere, e questo potrebbe anche accorciare l'attesa di tutti quei bimbi in dialisi che aspettano di ricevere un rene nuovo. Operazione che, comunque, "ha bisogno anche del fondamentale supporto umano dei volontari - specifica Montini - come quelli dell'Associazione bambino nefropatico Onlus che, nel caso di Simone così come per tanti altri piccoli pazienti del nostro ospedale, si occupano di assistere il bimbo e la loro famiglia offrendo loro, tra le altre cose, un'assistenza per l'alloggio, ma anche un appoggio umano e personale".

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