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Covid, Ricciardi: "Rischio 100mila contagi? Ipotesi reale"

Il consigliere del ministro della Salute Speranza: "Con questa contagiosità potrebbe anche avverarsi". E aggiunge: "Mascherina e aumentare protezione vaccinale"

Immagine di repertorio (Fotogramma)
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15 giugno 2022 | 11.25
LETTURA: 2 minuti

Il rischio che la pandemia di Covid riprenda a correre, con la possibilità che si arriva a 100mila contagi al giorno, "è una ipotesi che con questa contagiosità potrebbe anche avverarsi". A dirlo all'Adnkronos Salute è Walter Ricciardi, docente di Igiene all'Università Cattolica e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, a margine della presentazione all'Universita Cattolica di Roma del rapporto Osservasalute.

Che fare? "Dovremmo aumentare la protezione vaccinale - risponde - Ci sono troppi over 80 che non hanno fatto secondo booster, quindi sono protetti ancora, ma potrebbero essere vulnerabili. Dobbiamo stare attenti, ecco perché servono ancora le mascherine".

"La curva" Covid "è in risalita forte. C'è una dinamica di crescita legata all'incredibile contagiosità di questa variante Omicron che ormai è al 100%, ma le BA.4 e BA.5 la stanno sostituendo e si stanno diffondendo - sottolinea - La nostra raccomandazione è di mantenere la mascherina nei luoghi chiusi e affollati e di tenerla obbligatoria nei trasporti locali, sul treno e in aereo".

"Sappiamo che dovremmo fare una campagna vaccinale antinfluenzale e per il Covid, ma vedo che vengono smantellate le organizzazioni in alcune regioni. Abbiamo la mortalità più alta anche perché non affrontiamo alcuni problemi. C’è il rischio di un aumento enorme della mortalità tra gli anziani se ad ottobre ci sarà un'altra ‘tempesta perfetta’ come quella a cui abbiamo assistito negli anni passati”, ha poi sottolineato Walter Ricciardi nel suo intervento.

“Nel 2015 già parlavamo di ‘tempesta perfetta’ per il Ssn - ha ricordato Ricciardi - in un paese che invecchia e non fa figli, dove aumenta la disabilità e la non autosufficienza. Dove peggiorano le condizioni di salute, si recluta meno personale e non si danno incentivi. Di fronte a questi allarmi troviamo orecchie attente da parte di quasi tutti i ministri della Salute ma il sistema sanitario italiano è regionale. Quindi - ha continuato - i segnali di allarme poi non si concretizzano sul territorio con interventi regionali. La risposta è frammentata e senza leadership in alcune regioni, così c’è anche demotivazione degli operatori. Ecco l’epidemia delle dimissioni di medici e infermieri".

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