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Covid, presidente virologi: "Urge Consorzio italiano per studiare varianti"

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28 dicembre 2020 | 18.05
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"Noi italiani abbiamo il triste primato nel mondo di avere sequenziato il minor numero di virus" Sars-CoV-2, "a fronte del maggiore impatto della pandemia in Europa. Non si tratta di incapacità dei centri di ricerca nell'effettuare i sequenziamenti, ma di mancanza di fondi". Torna sul 'nodo risorse' Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), che ha annunciato all'Adnkronos Salute la scoperta di una 'variante italiana' del nuovo coronavirus, simile a quella inglese, e che circolava nel Paese già ad agosto se non prima. "Insieme a tanti colleghi che utilizzano sistemi molecolari - dichiara l'esperto - cercheremo di costituire un Consorzio sul modello Gb, perché in Italia si inizi un'attività di sequenziamento virale cruciale per prevenire il diffondersi di varianti di Sars-CoV-2 sempre più temibili per la nostra salute e possibilmente capaci di vanificare l'efficacia di farmaci e vaccini".

"Monitorare i virus nel tempo è un'attività chiave nel campo della ricerca scientifica", spiega Caruso, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all'università degli Studi di Brescia, direttore del Laboratorio di microbiologia dell'Asst Spedali Civili. "Purtroppo - osserva - non si è raccolto in Italia l'invito a operare in tal senso lanciato da alcuni ricercatori, me incluso. Vi era la tendenza ad affermare che il virus non mutasse, contro chiare evidenze riportate in letteratura e a livello internazionale. Gli inglesi hanno costituito un Consorzio per lo studio delle varianti virali e hanno avuto successo. Senza il loro contributo saremmo ancora all'oscuro di varianti apparentemente molto più trasmissibili delle precedenti, e con potenziali capacità in futuro di evadere la risposta anticorpale neutralizzante generata dai vaccini".

"Il sequenziamento virale è costoso - evidenzia Caruso - e nessuno riesce a produrre dati numericamente importanti con le poche risorse che ognuno di noi può mettere in campo. Mancano i finanziamenti per la ricerca, e mancano principalmente una regia e un'organizzazione finalizzata alla sorveglianza sull'emergenza di varianti virali sul territorio nazionale. Nel Regno Unito e in altri Paesi europei le cose vanno diversamente che da noi", precisa il numero uno dei virologi italiani.

Per questo l'intenzione degli scienziati è di attivare un 'Consorzio tricolore': "Questo modello sarà anche utile per affrontare futuri eventi epidemici e pandemici non necessariamente limitati al solo Sars-CoV-2. Spero che tanti colleghi possano aderire a questa iniziativa - conclude Caruso - e che questa possa trovare un valido supporto e un consenso da un Governo oggi più attento e preparato a rispondere a questa importante esigenza".

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