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La sfida della sanità pubblica oggi è più accesso e più equità di accesso, quindi pari opportunità di cura nelle regioni. Dal punto di vista delle performance il nostro è un buon Ssn. Non solo, secondo i dati internazionali, è uno dei servizi sanitari che spende di meno però raggiunge dei risultati in termini di qualità dell'assistenza. Questo non toglie il fatto che bisogna continuare a finanziarlo meglio di quello che si sta facendo. Ma oltre a incrementare la spesa, occorre qualificare la spesa, spendere bene i soldi che vengono allocati”. Lo ha detto Tonino Aceti, presidente di Salutequità, intervenendo all'evento Adnkronos Q&A 'Salute e sanità, una sfida condivisa', oggi a Roma.
“Oggi abbiamo delle risorse che non sono spese - insiste Aceti, da poco nominato componente della Commissione nazionale sulle Liste d’attesa istituita con decreto dal ministero della Salute - Alcuni esempi: per l’edilizia sanitaria ci sono quasi 10 miliardi di euro non spesi; capitolo fondo per i farmaci innovativi, ogni anno strutturalmente c'è un avanzo. Sulle liste di attesa, un tema prioritario in questo momento, nel 2022 non abbiamo speso 152 milioni di euro che erano stati stanziati dal livello centrale nei confronti delle Regioni”. Ma per migliorare la spesa “va anche incrementato il livello di controllo della qualità di questa spesa, e oggi purtroppo noi abbiamo un finanziamento di 134 miliardi di euro nel 2024, misurato soltanto con 22 indicatori. E questo credo che sia un grande limite, perché noi dobbiamo render conto di come i soldi vengono utilizzati in termini di trasformazione di servizi accessibili a tutti", conclude.