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Nanoparticelle diesel passano placenta, danni alla salute per due generazioni

(Foto Fotogramma)
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02 agosto 2016 | 18.43
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L'inquinamento da diesel provoca danni alla salute per due generazioni. Se la madre è esposta continuamente allo smog, le nanoparticelle prodotte dai motori attraversano la barriera placentaria compromettendo lo sviluppo del feto e 'lasciando' il segno fino alla seconda generazione. Un gruppo di ricercatori franco-olandesi lo ha dimostrato, per la prima volta, su un modello animale, in uno studio pubblicato su 'Particle and Fibre Toxicology'.

Nel corso della sperimentazione gli scienziati hanno esposto 12 femmine di coniglio gestanti, la cui placenta è assimilabile a quella umana, ad aria pulita e 16 ad aria inquinata da diesel per 2 ore al giorno, 5 giorni a settimana a partire dal terzo giorno fino al 27esimo di gravidanza (che dura in totale 31 giorni).

Questo tipo di esposizione - spiegano i ricercatori - corrisponde all'esposizione giornaliera di una donna che abita vicino a una grande arteria stradale cittadina durante un picco di inquinamento, situazioni che si producono spesso, per esempio, in città asiatiche, come Pechino o Shanghai.

Nella fase finale della ricerca 12 animali (di cui 7 esposti a inquinamento) sono stati sacrificati per analizzare i tessuti di madre e feto a fine gestazione. Mentre le altre 16 (9 esposte a smog) hanno partorito. Si è osservata così una crescita leggermente minore dei feti 'inquinati' per una minore vascolarizzazione della placenta. L'osservazione dei tessuti ha dimostrato, inoltre, che nanoparticelle 'estranee' avevano attraversato la protezione placentare e si trovavano nel sangue fetale.

Non solo: sei mesi più tardi 12 della femmine nate durante la sperimentazione (9 delle quali da madri esposte a smog) sono state fecondate e i loro tessuti analizzati a fine gestazione. In questo caso, negli animali 'inquinati' non erano presenti nanoparticelle ma alterazioni nello scambio di acidi grassi tra madre e figlio attraverso la placenta. Una condizione che può portare a problemi metabolici nella discendenza. Grazie ai risultati di questa ricerca, l'equipe ha ottenuto nuovi finanziamenti per approfondire gli studi.

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