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Il futuro della cannabis terapeutica made in Italy

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15 maggio 2018 | 18.43
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Dalla terra alle farmacie. La cannabis terapeutica 'made in Italy' comincia il suo viaggio verso i pazienti dalle serre dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Al momento la capacità produttiva tricolore è di 100 kg annui, ma nel 2017 il fabbisogno nel Belpaese ha avuto un'impennata e si lavora per incrementare anche la produzione. Obiettivo: arrivare a quota 300 kg e oltre. Ma è anche in arrivo, "con una distribuzione che potrebbe partire da giugno", una nuova varietà ad alto contenuto di principio attivo Thc. Mentre si lavora allo sviluppo di "un estratto in olio" di cannabis, titolato, cioè con una concentrazione nota e standardizzata di principio attivo.

A fare il punto con l'AdnKronos Salute è il colonnello Antonio Medica, direttore del Farmaceutico militare, intervenuto oggi alla 'Prima Conferenza italiana sulla cannabis come possibile farmaco', promossa dall'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano per fare chiarezza su un capitolo "ancora da completare sul fronte della letteratura scientifica", nonostante la cannabis sia una vecchia conoscenza della medicina. Già usata in Cina e India duemila anni fa per dolore e ansia, e descritta da Plinio il Vecchio nei suoi trattati, è oggi sempre più presente sotto tante etichette, fanno notare i promotori dell'incontro che esprimono anche timori sulla "confusione che regna nella popolazione, bombardata da messaggi su concetti diversi: cannabis a scopi ricreativi, cannabis legale, cannabis terapeutica, farmaco. E non sempre il confine viene ben percepito".

Ma sul fronte terapeutico come procede il progetto cannabis italiano? A Firenze si lavora da un lato "per cercare di garantire massima disponibilità, qualità e trasparenza del prodotto per i pazienti italiani. Dall'altro in cantiere ci sono nuovi progetti - annuncia Medica - Dovremo arrivare a fine anno, con una gara in corso per l'ampliamento delle serre, al primo implemento della produzione per salire a 150 kg annuali. In parallelo si lavora a un'ulteriore gara per raggiungere 300 kg e oltre. C'è anche l'idea di sviluppare un estratto in olio titolato. E sempre in accordo con il ministero della Salute seguiamo l'import di cannabis da importatori diversi dall'Olanda, con annessa attività di controllo per verificare che sia conforme alle specifiche richieste".

Per il momento, continua Medica, "si è conclusa una gara per l'importazione di 100 kg per il 2018, che si sommano al nostro prodotto coltivato in Italia e a quello che arriva dall'Olanda". Probabilmente, aggiunge, "lanceremo già a breve un'altra gara per un'ulteriore importazione di prodotto necessaria a coprire il fabbisogno 2019. Partiamo per tempo, dato che dobbiamo considerare i tempi di completamento dell'iter amministrativo, per arrivare al più presto ad avere un importatore individuato e selezionato".

Lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze ha al momento "tre serre operative e una sperimentale e - spiega Medica - dovremo allestirne altre due più altri assetti produttivi entro fine anno per arrivare ai 150 kg di produttività annuale che ci siamo prefissi. Presumibilmente a giugno cominceremo a distribuire una nuova varietà, chiamata Fm-1, ad alto contenuto di Thc (14-15%). Abbiamo completato la parte sperimentale ed è pronta la documentazione necessaria per chiedere l'autorizzazione". Servono infatti l'ok dell'Agenzia italiana del farmaco per la qualità e del ministero della Salute per la distribuzione. L'attuale varietà di cannabis terapeutica prodotta in Italia, Fm-2, "contiene i principi attivi Thc (tetraidrocannabinolo) e Cbd (cannabidiolo) in un rapporto che è all'incirca 1:1,5. Cioè intorno al 6% Thc e al 9% Cbd".

LA FILIERA HA INIZIO DALLA TERRA - "Noi - racconta il colonnello - ci occupiamo della coltivazione partendo dalle talee fornite dal 'Crea' di Rovigo, del raccolto e del taglio delle piante a fine ciclo vitale. Viene eseguito il prelievo delle infiorescenze, che è la parte che ci interessa. Le essicchiamo, le maciniamo, le confezioniamo in barattolo, le sottoponiamo a un trattamento controllato con raggi gamma per abbattere le spore e renderla idonea all'impiego inalatorio. Poi viene fatta l'analisi finale e, se il lotto è conforme alle specifiche Aifa, possiamo chiedere l'avvio della distribuzione alle farmacie che ne fanno richiesta. Copriamo tutta l'Italia".

La richiesta, osserva Medica, "arriva da buona parte delle regioni italiane, chi più (come Piemonte ed Emilia Romagna) e chi meno. Quando non abbiamo molto prodotto cerchiamo di distribuirlo a più farmacie possibili. Nel 2017 sono aumentate le Regioni che hanno deliberato sull'uso terapeutico e anche i medici prescrittori sono cresciuti, perché aumenta anche la formazione. L'Istituto superiore di sanità per esempio ci sta coinvolgendo per la formazione a distanza a medici e farmacisti sul corretto modo di prescrivere e preparare il prodotto. Col passare del tempo si stanno affinando le conoscenze e si sta aggiustando il tiro".

L'unica 'centrale produttiva' del Paese è blindata: "Si tratta di una coltivazione 'sensibile' e la cornice di sicurezza garantisce che non siano favoriti impieghi illeciti - chiarisce il direttore - Le strutture sono presidiate, in base alla normativa vigente i materiali devono essere tenuti chiusi a chiave e il controllo che si ha in una struttura militare favorisce la custodia corretta delle piante". Lo stabilimento fiorentino ha condotto anche "studi di stabilità del contenitore che permettano di giustificare i 12 mesi di validità del prodotto posti in etichetta. La cannabis si conserva a temperatura ambiente, non inferiore ai 25 gradi centigradi".

Sul fronte produzione continuano invece "gli studi per ottimizzare il processo e abbattere i costi, per arrivare in futuro a un ulteriore abbassamento del prezzo di vendita, oggi pari a 6,88 euro al grammo più Iva e spese di spedizione, a prescindere dal contenuto di principio attivo. Per i primi mille kg, in base all'accordo con il ministero della Salute c'è un recupero di un euro sull'investimento iniziale. Quando lo avremo recuperato, si potrà abbattere il prezzo di vendita alle farmacie. Prezzo che potrà beneficiare ancora di più, se si riuscirà ulteriormente a fare economie di scala. Il nostro impegno - conclude Medica - resta garantire massima trasparenza e qualità per l'utilizzatore finale, oltre a velocizzare per quanto possibile lo sviluppo di nuove serre".

GLI SCIENZIATI, "SERVONO STUDI COME PER I FARMACI" - Sulla cannabis terapeutica "c'è ancora poca conoscenza scientifica. Se un'attività terapeutica c'è e si può sfruttare, ben venga. Ma servono studi clinici controllati e indicazioni specifiche per fare in modo che i pazienti abbiano a disposizione qualcosa che conosciamo bene sul fronte benefici e rischi. Va seguito quello che è l'iter normale di ogni farmaco, che passa da studi sperimentali ben strutturati", su un numero adeguato di persone e con risultati riproducibili. E' il monito che arriva dallo scienziato Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, oggi in occasione della conferenza promossa dall'Irccs. "Vogliamo vedere - spiega - se si può mettere ordine in una situazione complicata, perché oggi abbiamo l'impiego di prodotti non ben caratterizzati. E accanto ai principi attivi che conosciamo, ci sono tantissimi altri tipi di sostanze sulla cui efficacia non sappiamo nulla. E' un po' il problema principale dei prodotti che ora girano anche nelle farmacie. Oggi si parla di molte indicazioni, ma non si hanno quelle documentazioni e dimostrazioni che vengono prodotte nel normale iter di ogni farmaco. Si dovrebbero estrarre solo principi attivi per evitare di somministrare altro e fare studi clinici controllati. Finora tutto si regge per analogia con quello che si è fatto per altri preparati, che hanno seguito regole diverse e hanno composizione diversa".

"Su tutte le indicazioni - incalza Garattini - c'è poca conoscenza di quali siano i reali vantaggi terapeutici, perché gli studi disponibili non sono sempre di buona qualità e ne abbiamo comunque pochi. Non conosciamo i rapporti fra benefici e rischi, dovremmo indagare sugli effetti collaterali, in particolare sul sistema nervoso centrale, su eventuali interazioni con altri farmaci che si prendono in contemporanea. Puntiamo a capire quali sono le possibilità per migliorare l'attuale scenario. Saremo felici di avere nuovi farmaci, ma oggi la realtà è che per esempio nei lavori disponibili mancano studi comparativi con prodotti che si usano normalmente per indicazioni come il dolore o la sclerosi multipla. Mancano conoscenze precise sulle dosi, che devono essere diverse - ma non si sa in che termini - se il preparato è oleoso o destinato all'inalazione o a essere bollito come infuso".

Al Mario Negri, continua Garattini, "abbiamo voluto sentire i pareri di tutti coloro che hanno competenza e conoscenza su questo capitolo e possono suggerire cosa fare di utile. Porre la questione è già un passo avanti. Senza pregiudizi. Sul fronte politico - osserva lo scienziato - il problema non dovrebbe esistere. Qui si parla di efficacia terapeutica e di prodotti che dovrebbero passare attraverso le solite vie regolatorie ed essere sottoposti all'Aifa. Ci auguriamo di poter avere raccomandazioni da dare alle autorità competenti, che sono quelle che devono provvedere". C'è poi un altro aspetto che va indagato ed è quello di eventuali disordini d'uso: "Essendoci un vasto spettro di indicazioni teoriche, ma scarsa documentazione scientifica, ci troveremo in molti casi in condizione di avere degli usi non appropriati - ragiona Garattini - C'è da fare molto per scremare tra le tante informazioni esistenti, spesso aneddotiche e non ottenute secondo le regole degli studi clinici controllati". Oggi, prosegue, la legislazione "ha messo a disposizione delle farmacie l'infiorescenza di cannabis, che è quella che poi viene utilizzata. Facendo bollire un'infiorescenza si somministrano Thc e cannabidiolo in quantità che vengono determinate, ma poi ci sono circa 50-60 cannabinoidi presenti in questi preparati e molte altre sostanze chimiche di cui non sappiamo niente". Di solito, sottolinea, "un farmaco si approva sulla base di uno, o due principi attivi se è un'associazione. Qui si usa un estratto di una pianta".

La cannabis terapeutica che "oggi i medici possono prescrivere sotto la loro responsabilità è ancora in un limbo poco chiaro", aggiunge Enrico Davoli, tossicologo ambientale, a capo del Laboratorio di spettrometria di massa del Mario Negri. "In letteratura - riflette - ci basiamo sulle evidenze, e in questo campo sono ancora abbastanza deboli e confuse. Ci sono diversi 'case report' che mostrano un'efficacia molto buona, ma bisogna cercare di purificare e capire con precisione gli ambiti in cui è provata con rigorosi trial clinici. Sarebbe bello averne di più. Al momento a Messina" il Centro neurolesi Bonino Pulejo "è il primo Irccs italiano con uno studio clinico controllato autorizzato da Aifa, sul Sativex* che è l'unico farmaco a base di cannabinoidi Thc e Cbd oggi disponibile, con indicazione per la spasticità nella sclerosi multipla". C'è dunque bisogno, conclude, "di investimenti, di qualcuno che supporti le ricerche, che dia strumenti per poter fare chiarezza. Se ci sono dei fondi - è l'appello - metteteli negli studi controllati. Date modo alla scienza di indagare".

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