“Il primo anno di vita e l’età avanzata hanno la più elevata incidenza di infezioni da pneumococco"
L’introduzione dei vaccini anti-pneumococco coniugati in età pediatrica ha praticamente dimezzato l’incidenza e la mortalità delle infezioni in questa popolazione, ma in quella anziana, nonostante “un calo del 9% delle patologie pneumococciche complessive, del 67% di quelle causate da sierotipi contenuti nel vaccino eptavalente, del 38% di quelle determinate dai sierotipi contenuti nel vaccino 13-valente, si è osservato un aumento del 73% della patologia causata da sierotipi non contenuti in quello” con 13 ceppi, “motivo per cui è stato importate l’allargamento e l’inclusione di nuovi sierotipi” considerando, tra le centinaia dello Streptococcus pneumoniae, quelli che sono “più coinvolti nelle patologie invasive”. Lo ha detto Susanna Esposito, direttrice Clinica pediatrica ospedale Pietro Barilla Aou di Parma e professoressa ordinaria di Pediatria, università di Parma, intervenendo questa mattina, a Roma, in un incontro con la stampa, organizzato da Msd per presentare i dati positivi di numerosi studi di Fase 3 discussi nel corso del 13esimo Meeting della International Society of Pneumonia and Pneumococcal Diseases (Isppd), che hanno valutato V116, il primo vaccino pneumococcico coniugato 21 valente, con 8 sierotipi esclusivi, disegnato per proteggere in modo specifico gli adulti.
“Il primo anno di vita e l’età avanzata hanno la più elevata incidenza di infezioni da pneumococco - spiega Esposito - si contano 14,4 casi ogni 100mila. Il valore cala, si dimezza, tra 1 e 4 anni, poi declina ulteriormente e riprende a salire nell’adulto e, soprattutto, nell’anziano. Lo pneumococco causa le otiti medio acute, patologie tipiche nei primi 2 anni di vita che nel 30% dei casi recidivano, e polmoniti, meningiti o sepsi anche negli anziani. Le vaccinazioni con vaccini coniugati introdotte nel 2000 mostrano che le coperture in età pediatrica sono buone” e danno risultati importanti.
Nei bambini, dopo “l'introduzione dell’eptavalente nel 2000, del 10 valente nel 2009, del 13 nel 2010 e del 15 valente nel 2022” si è registrato “un crollo complessivo dell’incidenza delle patologie invasive del 40%, dal 2000 al 2015, con una riduzione della mortalità da pneumococco a livello mondiale nel bambino nei primi 5 anni di età del 50% - aggiunge l’esperta - Tuttavia, ancora, nel 2015 le morti da pneumococco nel bambino di età inferiore ai 5 anni sono risultate 300mila e le patologie invasive in generale nella popolazione hanno determinato un milione di morti negli Stati Uniti”. A tale proposito è in studio l’impiego del vaccino 21 valente nei bambini con malattie croniche, “circa il 20% della popolazione pediatrica", di cui sarebbe indicata “la somministrazione dopo quella del 15 valente”, conclude la professoressa.